Heat – La sfida, un film del 1995 diretto da Michael Mann con Al Pacino, Robert De Niro e Val Kilmer. L’opera si ispira ad un celebre classico del noir francese, Tutte le ore feriscono… l’ultima uccide realizzato da Jean-Pierre Melville nel 1966.
Un professionista del crimine, Neil McCauley (De Niro), riesce a cavarsela da ogni situazione in meno di trenta secondi. La sua banda, fatta di tre rapinatori deboli e violenti. Un poliziotto-segugio, Vincent Hanna (Pacino), fallito nei sentimenti e implacabile nella professione. Quando McCauley e compagni assaltano e rapinano un furgone blindato uccidendo tre agenti, il poliziotto si lancia sulle loro tracce e riesce a identificarli. Ormai sa tutto di loro; si tratta solo di incastrarli. Comincia un lungo e teso gioco tra gatto e topo, nella preparazione del drammatico scontro finale. Pacino e De Niro per la prima volta faccia a faccia: cacciatore e preda in un gioco a rimpiattino durante il quale tra i due cresce uno strano legame istintivo. Centosettanta minuti di tensione profonda e dettagliata, occhi e storie che si raccontano una comune disperata precarietà. Fino a trasformare una classica sfida cinematografica in un affresco umano tristissimo, esausto, disilluso.
Heat – La sfida, quinto film per il cinema di Michael Mann, è il remake di Sei solo, agente Vincent, film televisivo scritto e diretto dallo stesso Mann nel 1989. La trama è la stessa, l’impostazione di alcune sequenze ed alcuni dialoghi sono addirittura identici. Ma qui l’imponenza produttiva e la maggiore lunghezza consentono a Mann di sviluppare ampiamente i temi già presenti o soltanto accennati nel film precedente: l’amicizia ed il rispetto virile, il romanticismo disperato, le sottostorie dei personaggi secondari, l’importanza del gruppo (sia tra i poliziotti sia tra i rapinatori). Mann guarda al noir francese, a Melville soprattutto, ma anche al cinema d’azione malinconico di Sam Peckinpah. Heat è principalmente un noir, ma anche un poliziesco teso e coinvolgente che non ha paura di intingersi nel melodramma. Disperato e pessimista, più radicale di quanto possa sembrare, ed è per questo che non venne apprezzato dalla critica alla sua uscita. Oggi è giustamente considerato un cult, ed uno dei più bei film degli anni Novanta nonché capolavoro definitivo del suo regista. E’ cinema d’azione allo stato puro, adrenalinico (magistrale la sequenza della rapina alla banca e della conseguente sparatoria tra le strade di Los Angeles, un pezzo di cinema da mostrare nelle scuole) ma capace di coniugarsi con il romanticismo e la poesia notturna. La magnifica fotografia di Dante Spinotti predilige i toni scuri della notte ed intinge i colori del giorno di malinconia e tristezza. Il confronto attoriale tra Pacino e De Niro si conclude senza vincitori: entrambi straordinari ma in antitesi recitativa, con il primo istrionico e sopra le righe ed il secondo che recita insolitamente di sottrazione. Attorno a loro, un cast ottimo e variegato: da Jon Voight a Val Kilmer, da Diane Venora a Amy Brenneman (le donne dei protagonisti), tutti recitano al loro meglio. Importantissimo l’accompagnamento musicale ipnotico di Elliot Goldenthal, che comprende anche brani strumentali di Moby. Insomma, un capolavoro assoluto.
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