Dopo aver scritto e diretto E se vivessimo tutti insieme?, divertito affresco di un gruppo di signori benestanti che hanno oltrepassato la settantina e decidono di vivere insieme per aiutarsi reciprocamente a superare le difficoltà della terza età, Stéphane Robelin torna al cinema con Un profilo per due, una storia che ha per protagonista l’ottantenne Pierre, alle prese con la solitudine dopo la scomparsa della moglie.
Pierre (Pierre Richard) è un ottantenne di oggi che si ritrova a prendere lezioni di computer da Alex (Yaniss Lespert), 30 anni, aspirante scrittore e sceneggiatore per una serie tv, fidanzato con la nipote dello stesso Pierre, Juliette (Stéphanie Crayencour). Inizialmente restìo ad accettare l’incarico affidatogli da Sylvie (Stèphane Bissot), figlia di Pierre e madre di Juliette, e senza che quest’ultima lo sappia, Alex si avvicina all’anziano e si fa coinvolgere in un corteggiamento a distanza che cambierà la sua vita.
Nonostante l’età, Pierre inizia ad esplorare il mondo virtuale e seppur legato al corteggiamento vecchio stile, approda ad un sito di incontri e incanta e si fa incantare dalla giovane Flora (Fanny Valette), che vive a Bruxelles e che raggiungerà insieme ad Alex e che conoscerà tramite lui.
Sembra un Cyrano dei nostri tempi, dove Pierre è il protagonista, Alex è Cristiano e Flora è Rosanna, ma la somiglianza con l’opera di Rostand si ferma qui perché la commedia di Robelin, dopo una serie di equivoci che si vengono a creare con la figlia di Alex, la nipote e l’ex fidanzato di quest’ultima, volge decisamente al lieto fine.
Sempre attento alle relazioni tra le vecchie e le giovani generazioni, come già era accaduto nel suo secondo lungometraggio, che aveva chiuso il festival di Locarno nel 2011, e dove lo stesso Pierre Richard era protagonista insieme a Jane Fonda, Geraldine Chaplin e il giovane Daniel Bruhl, frutto della stretta convivenza con i suoi quattro nonni, uno dei temi centrali del film è lo scambio, che risale proprio a quel rapporto: “mentre io da adolescente acquisivo indipendenza, loro gradualmente la perdevano. Ho trovato questa inversione di ruoli evocativa.”
E’ uno scambio epistolare quello che avviene tra Pierre e la giovane Flora ed è sempre attraverso uno scambio, quello d’identità, che farà incontrare Flora e Alex, e nello stesso tempo apporterà a Pierre una ventata di aria fresca, facendolo sentire di nuovo vivo e soprattutto capace di suscitare sentimenti.
Inizialmente il personaggio di Pierre catalizzava tutta l’attenzione; Robelin spiega che la sua intenzione era quella che Pierre e Alex formassero un vero duo e bilanciare la coppia ha richiesto molto tempo, anche perché non abituato a descrivere personaggi trentenni come Alex, che nella storia avrebbe dovuto tener testa all’ottantenne Pierre.
Robelin ha poi trovato nel giovane attore emergente Yaniss Lespert non soltanto il volto e l’anima del suo Alex, ma anche il co-protagonista giusto accanto ad un attore di lungo corso come Pierre Richard (che molti ricorderanno nell’esilarante commedia del 1981 La Capra di Francis Veber), in una buddy-story in cui i personaggi sono alla ricerca della felicità.
Il realismo che Robelin mette nelle sue storie e nei suoi personaggi lo ritroveremo probabilmente in uno dei suoi prossimi progetti, un film su un signore anziano di estrema destra, che si ritroverà coinvolto nel mondo degli immigrati irregolari.