C’è un romanzo, in Game of Thrones, che è fatto dalle vicende di personaggi più o meno piccoli, di regine e cavalieri, e c’è una storia più grande di respiro soprannaturale in cui il presente trova la sua sicura connessione col passato e anticipa sprazzi di futuro. Quella storia è fatta di draghi, di walking dead man, di magia e di salvatori promessi.
La puntata 7×3, The Queen’s Justice, è stata l’ultima porta d’ingresso de Il Trono di Spade verso quella dimensione mitologica in cui anche la feroce lotta per il trono assume i contorni di una piccola farsa popolare di fronte al pericolo incombente della grande forza diabolica che scende dal Nord. Da qui in poi poco potranno i piccoli e grandi eserciti di uomini e i caratteri minori: ciò che serve alla storia sono quegli individui su cui la parola “mostro” mantiene ancora il suo significato originario: che sia degno di essere mostrato, per cui sia valsa la pena aspettare fino a questo punto.
Addio, così, alla casata di Dorne, Ellaria Sand e le sue figlie sono morte o condannate ad assistere a un’eterna fine lontane dall’altrui misericordia. Addio alla casata dei Tyrell. Benioff e Weiss hanno deciso per il sacrificio della beneamata Lady Olenna, che ci lascia in grande stile così come ha sempre vissuto: lei può perdere solo una volta – quando ha deciso di dare fiducia ai Lannister – e rimedia in extremis all’errore vendicandosi, in punto di morte, dei suoi stessi aguzzini.
A cosa è servito il suo sacrificio? Ad aprire la strada per la regina cattiva: Cersei prende tutto, le ricchezze, la dimora di Alto Giardino, tiene in trappola gli Immacolati di Daenerys a Castel Granito, prende come alleati i pirati di Euron Greyjoy e incatena il fratello/amante Jaime ai propri desideri, carnali e spirituali.
La lotta è sempre tra il troppo umano e ciò che ancora è intangibile. Anche a Nord, dove Sansa ha ormai preso le redini del suo popolo, prima di riabbracciare quel fratello, Bran, che credeva scomparso. É forse questo il momento più controverso dell’intero episodio: come mai lui non sembra così emozionato e sorpreso di rivederla? La spiegazione potrebbe essere più semplice del previsto: in quanto Corvo a Tre Occhi, Bran può viaggiare nel tempo e possedere la completa onniscienza su passato e presente. Sansa non lo vede da anni, ma lui le è rimasto sempre accanto: l’ha vista alla corte di Approdo del Re, bella e infelice nel giorno delle sue nozze con Ramsay Bolton. Il tempo, per Bran come per Il Trono di Spade, diventa pura categoria formale da sfruttare a proprio piacimento e vantaggio a seconda delle circostanze. É ovvio che in futuro il suo potere farà comodo alla sorella, ed è sempre più ovvio come a questo punto due consiglieri per lei – Ditocorto e Bran – siano troppi.
Un altro, però, è l’evento che eleva Game of Thrones a una dimensione nuova e ulteriore, in cui entra anche lo spettatore perchè porta per la prima volta a compimento teorie, speranze e profezie che passano attraverso i libri di Martin prima, per le mani del pubblico e per quelle di HBO poi. I Dothraki avrebbero vinto la paura del mare, la schiavitù a Essos sarebbe stata abolita, i draghi sarebbero nati e cresciuti e un guerriero morto sarebbe resuscitato prima che il fatidico incontro potesse avvenire, ma ora tutto si è compiuto e Jon Snow e Daenerys possono finalmente trovarsi al cospetto l’uno dell’altra.
Sul loro non proprio pacifico vertice si è detto e scritto di tutto – e non da lunedì mattina in poi ma da anni -: non cadete, però, nell’errore di definirlo scontato. Non di banalità si tratta ma di corrispondenze perchè è nell’incontro del Ghiaccio col Fuoco che sette stagioni cominciano finalmente a trovare la via per la propria risoluzione.
Gli ultimi due Targaryen rimasti al mondo – fa tenerezza la khaleesi che si proclama l’ultima del suo nome – e i loro nemici hanno armato eserciti per giungere alla soglia di The Queen’s Justice, agendo, come il pubblico da casa, secondo la norma che quel Ditocorto, consigliere troppo umano e fallace, suggerisce a Sansa: immagina e studia nella mente tutto quello che potrebbe succedere prima che accada e non ci saranno sorprese a coglierti impreparato.
Ma le combinazione del destino sono oscure e infinite: per sette anni è stata o meno una giusta strategia? Il momento della resa dei conti è giunto.