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La fuga: Stefano Calvagna torna con un ottimo film che conquista la platea romana

Stefano Calvagna non solo non molla, ma orgogliosamente rilancia con un film che è un piccolo gioiello, capace com’è di coinvolgere sinceramente lo spettatore, senza annoiarlo mai, finanche divertendolo, e immergendolo in atmosfere che si credevano definitivamente perdute

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Aho! Che c’è? Nessuno te conosce come me. Ho già capito tutto, da quanno t’hanno detto che so’ matto c’hai paura de quarche mia pazzia, magari che de botto vada via, ma all’età mia ‘ndo vado…..”: Saverio Salesi, un pugile fallito, deluso da una vita che non concede sconti, guardandosi allo specchio, ripete il celebre incipit di Me ‘nnamoro de te di Franco Califano; in quei pochi versi è racchiusa, come in uno scrigno, una riserva di senso che illumina con incisive e dense pennellate un’esistenza difficile, in cui, quantunque si sia provato in tutti i modi a cavarsela, le circostanze (un mondo crudele, dedito solo all’accumulo massivo di profitto) hanno costretto una persona normale, di certo non peggiore degli altri, a tramutarsi estemporaneamente in criminale.

Una rapina e una fuga. Un uomo corre nei vicoli del centro di Roma, ansima, si guarda le spalle. Nel frattempo diverse volanti (belle, in tal senso, le inquadrature delle sirene spiegate, con la macchina da presa che, facendo il verso al miglior poliziottesco degli anni settanta, è caparbiamente piazzata sulla parte superiore del veicolo) si scambiano freneticamente informazioni per tentare di braccare ‘il bandito’. Saverio è disperato, ma miracolosamente, giocando con astuzia sull’equivoco, trova riparo nell’appartamento di una escort. Inizia così un’avventura umana intensa, fatta di dolore, passione, amore.

Stefano Calvagna non solo non molla, ma orgogliosamente rilancia con un film che è un piccolo gioiello, capace com’è di coinvolgere sinceramente lo spettatore, senza annoiarlo mai, finanche divertendolo (diverse sono le caustiche battute disseminate durante i 75 minuti di visione), e immergendolo in atmosfere che si credevano definitivamente perdute, quelle del miglior cinema di genere, che il regista romano ha sempre cercato di rievocare, in barba alle tendenze dell’industria cinematografica italiana contemporanea. E il risultato è ancora una volta ottimo; anzi, a dire il vero, si può senza dubbio affermare che La fuga supera ampiamente in qualità il pur buono Si vis pacem para bellum (il film precedente di Calvagna), laddove è scritto meglio, girato meglio, interpretato meglio, a dimostrazione di quanto perseverare alla fine dia i meritati frutti.

Il cast è notevole: Claudio Vanni (Saverio) è una felicissima sorpresa; il suo volto regge incredibilmente i non pochi primi piani in cui è ritratto; la recitazione è sempre credibile, coinvolgente, in riferimento sia alla mimica facciale e corporea che alla dizione (forse qualche regista si accorgerà, fidiamo, del suo grande talento). Sveva Cardinale duetta con lui discretamente, sebbene sia Vanni a sostenere i dialoghi con imperituro impeto. Poi, ovviamente, c’è il commissario. Stefano Ambrogi fa dimenticare velocemente i personaggi macchiettistici del passato, interpretando con rigore e asciuttezza un ruolo non semplice, che richiedeva un’austerità difficile da sostenere. Mietta, nella parte di un ispettore di polizia, non sfigura, piuttosto fornisce un valore aggiunto ai momenti più corali del film, così come l’altro interprete, Daniele Trombetti, che avevamo già visto nell’opera prima rivelazione di Gabriele Mainetti. Ancora una volta è presente Massimo Bonetti (un attore fuori classe; lo ricordiamo con grande ammirazione in Le vie del Signore sono finite di e con Massimo Troisi) che, forte di una solida esperienza, offre come sempre una prestazione impeccabile.

Non si può, infine, non segnalare l’ottima fotografia di Daniele Nannuzzi che, lo diciamo con onestà, fa aumentare esponenzialmente la qualità del film, rendendo davvero non percepibile la differenza con altre produzioni più fastose del circuito mainstream (ricordiamo, perché è giusto farlo, che il film di Calvagna è costato un quarto rispetto ai quelli dei circuiti convenzionali).

La fuga sarà proiettato per tutta questa settimana al cinema Lux di Roma, per poi intraprendere un tour che lo porterà in molte sale del paese, dove, non abbiamo dubbi, troverà, come è già accaduto nella capitale, l’entusiastica reazione del pubblico. Insomma, fatevi un regalo, non perdetelo.

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