Suburra – la serie è la prima è la prima coproduzione italiana fra Netflix, Cattleya e Rai.
Dopo aver distribuito in tutto il mondo il lungometraggio diretto da Stefano Sollima, l’azienda statunitense di Reed Hastings ha deciso di voler raccontare ancora più nel dettaglio la storia di questi criminali e gli intrecci che politica e malaffare hanno purtroppo prodotto in questi ultimi anni. Non è tutto campato per aria. C’è certamente finzione, come è tipico del romanzo e, ancora più nello specifico, del racconto filmico e seriale, ma è supportata dalla realtà, descritta minuziosamente dagli autori dell’omonimo testo edito da Einaudi, Giancarlo De Cataldo, il papà di Romanzo Criminale, e Carlo Bonini, scrittore e giornalista di spicco di Repubblica.
La serie tv Netflix riprende a ritroso quanto illustrato dal lungometraggio di Sollima. Nel film uscito nel 2015 il personaggio fulcro dell’intero sistema malavitoso romano è Samurai, interpretato da Claudio Amendola, una figura oscura, l’ultimo rappresentante della banda della Magliana, che compare solo se si tratta di grandi affari che convengono a tutte le famiglie presenti sul territorio. Nel racconto è in ballo il futuro di Ostia, che in quei giorni è al centro della legge sulle periferie, un provvedimento che porterebbe diversi milioni di euro nelle casse della criminalità, sempre se tutto va come Samurai ha previsto, essendo il vero collante in grado di mantenere compatto organizzazioni opposti culturalmente.
Si trova di tutto nella capitale, da Manfredi Anacleto, esponente di spicco del clan degli zingari, a Numero 8, il capo del lido romano di Ostia, che freme dalla voglia di guadagnare da questo affare nonostante la sua indole estremamente istintiva e violenta. Ma non ci sono solo loro: nel film compare la politica, incarnata nella figura di Filippo Malgradi (Pierfrancesco Favino), la mondanità, con Sebastiano, il gestore delle feste interpretato da Elio Germano, e la fede, con il Papa che si trova a riflettere non solo sul suo vero ruolo, ma anche su quel pesante fardello che è difficile da sostenere in un periodo di forte smarrimento dell’uomo.
Il desiderio di possesso e di potere è la caratteristica che accomuna i diversi personaggi, e questo conflitto tra corruzione e moralità sarà uno dei temi centrali anche nella serie Netflix, dove verranno nuovamente descritti i legami corrosivi tra le diverse istituzioni (legali e non) nella storia repubblicana.
Ritroveremo volti già conosciuti, dal criminale di Ostia Numero 8 (Alessandro Borghi) al giovane nomade Spadino (Giacomo Ferrara) e al boss zingaro degli Anacleti che vuole finalmente espandersi al di fuori del quartiere (Adamo Dionisi). Cambia faccia, ma la sostanza rimane praticamente intatta, il personaggio di Samurai, qui impersonato da Francesco Acquaroli, che mantiene quella faccia impassibile e innocua, nonostante la sua enorme influenza nel malaffare capitolino. Non c’è più Viola, la fidanzata del boss ostiense che nel film è interpretata da Greta Scarano, ma la componente femminile non è totalmente assente. Sarà Claudia Gerini, infatti, a entrare ufficialmente nel cast di Suburra, nella parte del supervisore dei conti vaticani Sara Monaschi. Altra new entry è Filippo Nigri, nelle vesti del politico Amedeo Cinaglia, mentre Eduardo Valdarnini interpreterà il ruolo di Lele Marchilli.
Anche la parte tecnica è stata al centro di numerosi interscambi di ruoli. Assieme ad altri grandi autori del cinema come Andrea Molaioli (La ragazza del lago, Il Gioiellino) e Giuseppe Capotondi (La doppia ora), Michele Placido torna alla regia di una storia dallo sfondo noir dopo il successo de La Piovra. Un destino che sembra già segnato dalle scelte narrative in comune con il regista di A.C.A.B – All Corps Are Bastards.
Mentre Placido è stato dietro la macchina da presa nella prima trasposizione cinematografica di Romanzo Criminale e nella serie che approderà tra poco su Netflix, Sollima ha diretto sia la serie con protagonisti gli esponenti della Banda della Magliana (disponibile su Sky), sia il recente lungometraggio tratto proprio dal romanzo Suburra, riuscendo, sebbene con linguaggi opposti, a raccontare gli ultimi 40 anni di storia contemporanea compressi nei due testi di spicco di Giancarlo De Cataldo. Coincidenza?