La risposta a questo quesito è insita nella mostra che si è aperta negli spazi di Castel Sant’Angelo e a Palazzo Venezia a Roma. Due plessi di grande importanza politica e culturale e una sola grande storia. La scelta del curatore, Enrico Maria Dal Pozzolo, è stata quella di privilegiare opere che fossero legate dal sottile filo dell’emozione sentimentale. I soggetti, riuniti soprattutto per categorie, rappresentano delle vere e proprie “stanze del sentimento”: dai gruppi di famiglia alle mamme con bambini, agli esecutori di musica, alle concezioni filosofiche e intellettuali e anche all’amore casto, come a quello erotico. A causa di questo sentimento profuso è citato nel titolo dell’evento il grande pittore veneto Giorgione che sentimento e intelletto, oltre ad un ineffabile gusto per il mistero, ha sempre profuso nelle sue immagini.
La mostra è costruita, infatti, intorno ad un capolavoro di Giorgione, I due amici, patrimonio di Palazzo Venezia. Un doppio ritratto ormai da tempo considerato da gran parte della critica come uno dei più importati del maestro di Castelfranco, ma ancora poco noto rispetto alla sua straordinaria rilevanza.
Anche se le opere che compongono l’esposizione per la maggior parte non sono le sue, Giorgione ben si attaglia a essere l’ispiratore di questo concetto di sentimentale approccio alle immagini che informa questo evento. La rassegna, che si snoda nei due importantissimi plessi della storia e della cultura romana e veneta, propone quadri, libri, sculture e testi, che non sono avulsi dal contesto nel quale sono collocati, come ci spiega la direttrice del Polo museale del Lazio Edith Gabrielli, ma invece intimamente connessi a personaggi legati ai luoghi, che ne furono i creatori o che ci vissero, come nel caso del Cardinale Barbo a Palazzo Venezia. Uomini e donne che vissero la Roma ricca e complessa del rinascimento, il suo forte legame con Venezia, le sue corti sacre e profane e che lì hanno lasciato una parte del loro cuore.
Una mostra interessante con un taglio nuovo, soprattutto in quanto trasversale alle arti; con un’intelligente commistione tra pittura, letteratura e anche, sebbene in piccola parte, musica.
La scelta di riprodurre acusticamente un madrigale inedito del noto compositore rinascimentale francese Philippe Verdelot, così come si vede nel cartiglio di un quadro esposto a Castel Sant’Angelo, ha la funzione di far immergere ancor più lo spettatore nell’atmosfera di un’epoca, far riflettere su un personaggio controverso che ha vissuto molto tempo in Italia e che fu estimatore del Savonarola, come fu appunto Verdelot, oltre all’emozione di sentire per la prima volta un brano sconosciuto, come celato in un’opera d’arte.
Oltre a opere di autori famosi come Tiziano, Tintoretto, Romanino, Moretto, Ludovico Carracci, Bronzino, Barocci e Bernardino Licinio, sono presenti le opere di autori anche poco conosciuti, e forse esteticamente non tutte di grandissimo pregio estetico, che vogliono più che altro raccontare la storia del sentimento che le ha prodotte o che in esse è rappresentato, e ci mostrano un modo nuovo di vedere e accostarsi alla storia dell’arte.
Grazie a un investimento di circa un milione di euro questo grande evento, composto di più di cento opere, spicca il volo. Con la collaborazione di Polo Museale Lazio e Civita Mostre. Da non perdere un bellissimo e voluminoso catalogo al prezzo popolare di 19 euro edito da Arte.M.
Biglietto unico per i due plessi. Fino al 17 settembre 2017.