Saetta McQueen, l’adorabile auto da corsa protagonista dei primi due capitoli, torna in Cars 3 per confrontarsi con una nuova generazione di bolidi da corsa. Sebbene Seatta sia ancora la macchina da corsa sicura di sé, la potenza delle nuove automobili lo porta a mettere in discussione il suo talento e la sua passione.
“Il film parla di cambiamenti, ed è quello che mi è successo diventando padre. Adesso che ho due figli tutto è mutato – dice Brian Fee – il fallimento fa parte del nostro film, ma quello che ci rende felici è comunque un successo, a prescindere da quel che avviene. Questo capita a Saetta McQueen”.
Fee si unisce alla Pixar nel 2003 come story artist. Ha lavorato ad alcuni dei film più celebri dello studio, ma con l’uscita di Cars 3 esordisce come regista: “impieghiamo 5 anni per realizzare una pellicola, è un processo molto lungo dove riscriviamo continuamente la sceneggiatura e gli story board – spiega Brian Fee – John Lassater [direttore creativo della Disney Pixar, ndr] dice sempre che ogni film attraversa una serie di fasi e c’è sempre una fase in cui crediamo che il film in produzione sia il nostro peggior lavoro di sempre, per questo Lasseter ripete continuamente ‘sbagliate, fallite, fallite rapidamente e fatelo il prima possibile’.
Kevin Reher, produttore del film, con alle spalle oltre 20 anni di esperienza alla Pixar, ammette di sentirsi già in odore di pensione. Forse per questo appare più naturale e disinvolto del suo collega, per la prima volta accolto dalla stampa come regista: la vecchia e la nuova leva, insieme, per realizzare il terzo film d’animazione della saga automobilistica.
Il film si ispira a pellicole molto note come “Rush, Rocky, Fast and Furious e Karate Kid” spiega il produttore Kevin Reher, ma come terzo film della saga l’intera squadra ha cercato la strada giusta per raccontare qualcosa di nuovo: “con i sequel c’è sempre la grandissima sfida di non ripetersi – continua Reher – la grande sfida è di inventare sempre nuove storie”.
Lo stesso impegno continua nel casting delle voci per i personaggi: “quello che cerchiamo è una voce che esca dallo schermo – commenta il regista – quando facciamo i provini non guardiamo mai il suo volto, ma il suono della sua voce, perché dobbiamo immaginarci l’animazione. In definitiva cerchiamo quella voce che esca dallo schermo e che riesca a migliorare il personaggio, soprattutto per i personaggi secondari, che spesso non hanno abbastanza tempo per essere pienamente raccontati, la voce diventa essenziale per esprimere subito il loro carattere e renderli riconoscibili per il pubblico”.
Nel film torna un personaggio importante per il franchise, Doc Hudson, mentore di Saetta McQueen, interpretato nel primo film da Paul Newman: “Per il personaggio di Doc abbiamo cercato di trovare delle voci simili a Paul Newman, ma nessuna di queste funzionava – rivela Kevin Reher – al tempo del primo Cars, John Lasseter aveva conservato ore e ore di registrazioni di Paul Newman mentre parlava. Abbiamo trascritto quei dialoghi e cercato di adattarli alla sceneggiatura”.
“All’inizio volevamo che Doc tornasse, perché è un film che ha a che vedere con le generazioni, volevamo mostrare il rapporto tra Doc e McQueen e come il rapporto si fosse sviluppato oltre” conclude il regista.
Insieme ai registi, intervengono le voci italiane del film: Sabrina Ferilli, La Pina, J-Ax, Pino Insegno, Marco Della Noce, Marco Messeri, Gianfranco Mazzoni, Ugo Pagliai, Ivan Capelli.
“Essere la voce di un cartone animato significa diventare parte di quel film per sempre – interviene Pino Insegno – un film Disney è sempre stato l’occasione per stare insieme con i tuoi figli; far parte di queste pellicole è un orgoglio come uomo e come padre”.
Tra i doppiatori anche J-ax qui al suo esordio: “Per me che sono un fan della Pixar dal giorno uno è un sogno che si avvera. Nel film interpreto l’annunciatore della folle gara del film, ma nella trama ritrovo anche un po’ me stesso. Saetta McQueen deve confrontarsi per la prima volta con le nuove generazioni e sento questa cosa molto vicino in questa fase della mia vita”.