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FESTIVAL DI CINEMA

BCT Benevento Cinema e Televisione. I finalisti del concorso Diversamente Uguali

Incontriamo gli autori delle opere in concorso per la sezione Diversamente Uguali, Beatrice Moscatelli e Francesca Chiarenza presentano il corto documentario Amadou e Giovanni Fortunato, Maria Chiara Palermo e Simona Varchetta presentano Phylum, sul campione paralimpico Vincenzo Boni

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Concorso rivolto ai giovani under 35, e che riguarda la realizzazione di corti e documentari che hanno come tema la diversità e l’integrazione, intese sia in senso culturale ed etnico che dal punto di vista fisico, Diversamente Uguali affianca il concorso Io Esisto, dedicato alle scuole della Regione Campania, nell’ambito della prima edizione del Benevento Cinema e Televisione. 

Quattro le opere finaliste, tutti documentari, valutate da una giuria presieduta dal produttore Nicola Giuliano, tra cui sarà scelta la vincitrice che sarà premiata nella serata di gala del 9 luglio; Amadou (Palermo, 2017), di Francesca Chiarenza e Beatrice Moscatelli; Phylum (Napoli, 2017) di Giovanni Fortunato, Mariachiara Palermo e Simona Varchetta; Chromotherapy (Montella, Lioni provincia di Avellino, 2016) di Giuseppe Rossi; Per essere uguali basta premere un pulsante (Scafati, provincia di Salerno, 2017) di Alessio Lo Schiavo.

Amadou è la storia di un ragazzo di diciotto anni che è arrivato 2 anni fa a Palermo dopo un viaggio travagliato dalla Guinea. L’intenzione delle giovani autrici, quella di “partire da dove tutto finisce”, cioè raccontare cosa succede dopo l’arrivo in Italia, nasce da un’esperienza personale di insegnamento agli immigrati a Palermo e vuole smontare una quelle questioni più dibattute proprio nei nostri giorni, cioè quella che l’integrazione non sia possibile.

La telecamera segue il giovane Amadou nei suoi percorsi quotidiani, la scuola, l’istituto alberghiero grazie al quale oggi lavora come aiuto cuoco, il calcio, la città di Palermo, che vive e sente come sua ogni giorno di più.  Mentre le immagini scorrono lo sentiamo parlare (per scelta delle registe non è stato intervistato direttamente, poiché sarebbe stato troppo invasivo e il giovane Amadou era all’inizio piuttosto restìo  a farsi riprendere), e lo sentiamo raccontare la sua vita che già, alla sua giovane età, vanta un bagaglio piuttosto pesante ed è capace di trasmettere una lezione molto importante, quella che  “la conoscenza è importante perché dalla conoscenza nasce il rispetto per gli altri.

Phylum è il nome scientifico che designa un habitat a cui si appartiene e nel quale si possono esprimere al meglio le proprie potenzialità. Punto di partenza del documentario è quella sensazione che tutti proviamo almeno  una volta nella vita quando ci sentiamo un pesce fuor d’acqua, cioè un pesce fuori dal nostro habitat. Il disagio può nascere dal fatto che non siamo belli, o veniamo da una famiglia modesta oppure abbiamo delle disabilità.

Seguendo la vita di Vincenzo  Boni, campione paralimpico di nuoto a Rio nel 2016, gli autori hanno voluto dimostrare come un problema fisico (Boni è affetto dalla sindrome di Charcot Marie Tooth, una malattia neurogenerativa, dall’età di sei anni) possa rivelarsi la spinta propulsiva  per trovare il proprio habitat naturale, dove dare il meglio di se.

Boni iniziò a nuotare a scopo terapeutico e si rese conto che l’acqua era il suo ambiente naturale, era il suo mondo, era il luogo dove poteva esprimere al massimo la sua vita.

I registi hanno voluto raccontare questa storia non con un tono vittimistico, ma cercando di far emergere la leggerezza di un uomo, colpito da un gravissimo problema, e tornato a nuova vita grazie alla forza che ha impiegato nel convivere con quello stesso problema.

Accompagnata dalle musiche originali del gruppo folk-rock Foja, e di Simone Gison, Valerio Ruotolo e Valerio Polito, l’esperienza a contatto con Vincenzo Boni ha ridimensionato i problemi di cui ci si lamenta quotidianamente; questa è la grande lezione che i tre giovani cineasti hanno appreso girando questo documentario, anche se, sottolineano, Vincenzo è stato bravo a capire dove ritrovare la forza; purtroppo ci sono persone che il loro Phylum non sono riuscite a trovarlo.

 

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