Lo spazio bianco, film del 2009 diretto da Francesca Comencini, è tratto dall’omonimo romanzo di Valeria Parrella. Il film è uscito nelle sale cinematografiche italiane il 16 ottobre 2009.
Maria (Margherita Buy) aspetta una bambina, non è più incinta ma aspetta lo stesso. Aspetta che sua figlia nasca, o muoia. E se c’è una cosa che Maria non sa fare è aspettare. È per questo che i tre mesi che deve affrontare, sola, nell’attesa che sua figlia Irene esca dall’incubatrice, la colgono impreparata. Abituata a fare affidamento esclusivamente sulle proprie forze e a decidere con piena autonomia della propria vita, Maria si costringe ad un’apnea passiva che esclude il mondo intero, si imprigiona nello spazio bianco dell’attesa. Ad aiutarla in questo travagliato percorso saranno le sue colleghe di sventura: altre madri che come lei attendono che i loro bambini comincino a vivere.
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Lo spazio bianco di Francesca Comencini è una zona sospesa, di attesa e di chiusura, dove una donna non più giovanissima e madre di una bambina nata prematura (Margherita Buy) indugia per un certo intervallo di tempo, nella speranza di cogliere il frutto delle proprie sensazioni e riflessioni.
Come poter essere oggi donna e madre, questa è la questione proposta dal film, che cerca d’individuare un territorio nuovo all’interno del quale porre tracce che ridefiniscano la femminilità, partendo da ciò che ne costituisce il tratto specifico: la maternità, l’accoglienza. Senza però cadere nella rete delle conseguenze tipiche determinate da una natura siffatta. La protagonista è sola e, durante i mesi in cui Irene rimane nell’incubatrice, avrà non poche perplessità sulla solidità del proprio desiderio di maternità. Essere madre, senza un compagno e con un nascituro dalle incerte possibilità di sopravvivenza, è una condizione assai dura, in cui Maria è costretta a ripensarsi completamente come persona, lavoratrice, amante. Saper rimanere fedele alla propria femminilità, questo è il giusto atteggiamento che condurrà la protagonista al superamento della difficilissima prova, senza cedere alla trappola dello scimmiottamento del maschio.
La forza del femminile non ha nulla da invidiare a quella dell’altro sesso, e può contare su di una dinamica emotiva assai ricca che probabilmente potrebbe molto insegnare al maschio esanime e strascinato del nuovo millennio. Lo schermo diviene completamente bianco e allora, una volta sottrattisi dai rapporti di forza dominanti, non resta che solcare l’immacolata pagina bianca e tratteggiare i contorni dell’avvenire.