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Eventi

Cinema di ringhiera a Milano e Cinema di Cortile a Roma: una bella ed efficace condivisione

Il cinema di ringhiera di Milano e Karawan Fest di Roma, insieme alle associazioni Asnada e Asinitas , si incontrano a Milano per la proiezione del film Luoghi comuni di Angelo Loy e raccontano al pubblico la loro collaborazione, i loro obiettivi, le loro iniziative comuni.

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Cinema di ringhiera è un’iniziativa milanese sul modello del Cinema di cortile romano che ha appena concluso la sua quarta edizione. Ciò che ha reso più interessante a Milano la seconda serata di quest’anno è stato l’incontro con il regista del film Luoghi comuni, Angelo Loy, e i responsabili di Asinitas, l’associazione romana che  collabora con quella milanese, Asnada. Entrambe partner, rispettivamente, di  Karawan Fest (a Roma, dal 6 all’11 giugno, creato e organizzato da Bianco e Nero) e del  Cinema di ringhiera (a Milano, dal 17 giugno all’8 luglio, ideato e organizzato da Nuovo Armenia). Karawan Fest e Cinema di Ringhiera hanno lo stesso obiettivo: portare i film nelle periferie delle due grandi città, per sfatare i luoghi comuni e cercare un luogo comune, per citare il titolo del film di Angelo Loy.

Asinitas e Asnada si interessano di integrazione, partendo dall’insegnamento della lingua italiana agli stranieri, ma valorizzando le lingue madri di ciascuno. Infatti, come sempre, a Milano la proiezione è stata preceduta dai racconti in due lingue degli studenti che frequentano Asnada, narrazioni tradizionali della loro cultura di appartenenza. Tra il pubblico, giovani anziani famiglie del quartiere, ma anche da altre zone della città.

La locandina del cinema di cortile e di ringhiera di  Roma e di Milano è simile: più o meno lo stesso disegno che ritrae profili colorati di persone intente a guardare uno schermo, sul quale c’è la scritta “Illuminando le paure”. Questo è infatti il tema condiviso delle due iniziative di quest’anno. A Milano è stato proiettato anche un piccolo film di inchiesta; brevi interviste alle persone della zona, interrogate sulle loro paure ricorrenti. Molto riuscito, divertente, fresco, leggero, eppure intenso.

Simili anche i due quartieri; quello romano di Tor Pignattara sicuramente più grande e problematico, diverso dal punto di vista architettonico (non ci sono le case di ringhiera come quella della vecchia Milano), ma vicini come storia di immigrazione. Un tempo è stata quella italiana, ora è multietnica, ad allargare i confini di chi lì vive da sempre e forse non ha avuto mai la fortuna di viaggiare. Il fenomeno milanese del quartiere di Dergano è forse di dimensioni più contenute, ma uguale nella sostanza. Entrambi non troppo lontani dal centro, pieni di contraddizioni e di ricchezza nelle esperienze.

Di contraddizioni e difficoltà da superare è fatta la vita di Mona, protagonista del film Luoghi comuni dello scorso sabato sera, nella sua prima proiezione milanese. Viene dall’Egitto, suo malgrado; ha dovuto seguire il marito, ora molto deluso dall’Italia che non ha mantenuto le sue aspettative. Con loro vivono i due figli adolescenti che, ovviamente, in Italia vogliono rimanerci. Mona soffre di un’ambivalenza irrisolvibile tra la nostalgia di casa e l’impegno per ottenere una casa a Roma, dopo lo sfratto insieme ad altre famiglie.
Il film sa mantenere un ritmo vivace tra la narrazione e le sequenze documentaristiche. Molto efficace è la resa del viso di Mona (in arabo Mona significa desiderio), sul suo sorriso molto espressivo, la sua risata naturale e contagiosa. Il suo sguardo affettuoso sui figli e sul mondo, nonostante tutto. La casa in questa storia è quella che viene sottratta alla famiglia, è quella che verrà occupata (dopo tanti tentennamenti) ma si fa anche simbolo, segno di un’identità che si cerca di mantenere a tutti i costi.

Sono molto belle le scene in cui Mona si trova con altre donne durante le lezioni di italiano (e sono proprio quelle di Asinitas). Anche divertenti, e lei è spesso divertita. A noi fa ridere quando viene insegnata la canzone Tanto pe’ canta’, con le sue parti in romanesco stretto, le frasi me ce naschi’n fiore, e addirittura m’arincoioniva de bucie, anziché m’arintontoniva de bucie. Tanto pe’ canta’ viene ripetuta spesso durante il racconto, quasi un mantra che accompagna le scene briose dello stare insieme, di comunità che possono alleviare il quotidiano. Come la ripresa della Banda del Minestrone. In via Marranella a Roma, nel mese di maggio, si annuncia la festa del giorno seguente con canti popolari di diversi paesi. Le donne cantano per le strade e in cambio ricevono verdure che la gente offre calandole dalle finestre, e che saranno poi gli ingredienti per il minestrone cucinato da loro la sera della festa. Sembra qualcosa di così poco milanese! E invece la si potrebbe tentare anche qui, visto che il Cinema di ringhiera è sempre preceduto da un buffet offerto dagli abitanti del cortile e realizzato con il contributo di parecchi (volenterosi) volontari.

Luoghi comuni insiste molto sul valore della condivisione, soprattutto all’interno della casa occupata. Indipendentemente dalla provenienza e dall’età, gli abitanti si scambiano tutto ciò che possono: lavoro, cibo, compagnia. Ad insaporire una vita che, se vissuta in solitudine, porterebbe facilmente alla disperazione. Alla fine della proiezione, ci viene raccontato che Mona è davvero così, una donna che sta vivendo molti problemi, anche oggi a due anni dalla realizzazione del film, ma carica di un’energia che, oltre alla sua dote personale, può esplicitarsi grazie all’incoraggiamento del tessuto sociale che la sostiene.

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