Essere madri è sicuramente la cosa più bella ed emozionante del mondo, ma spesso è insufficiente considerare la faccenda dall’unico punto di vista della nuova vita che nasce, senza valutare il cambiamento che ha affrontato con il parto e dovrà ancora affrontare chi ha permesso al nascituro di venire al mondo. Ed è proprio di questo che Enzo Russo e Dario Germani vogliono parlare nel loro ultimo film, affrontando un tema spinoso come quello della depressione post partum, un fenomeno che è purtroppo protagonista di molti casi di cronaca e del quale, le donne che lo hanno provato, serbano ancora una certa ritrosia nel parlarne.
Proprio come accade alla protagonista del film, alla quale Francesca Inaudi sa dare quello spunto di umanità che porta a comprendere Anita anche nei suoi gesti estremi, seppur mai giustificabili, dettati dalla paura di poter perdere da un momento all’altro quell’equilibrio che ci si era conquistati dopo tante fatiche; il cambiamento investe la donna anche da un punto di vista fisico, il che la espone fortemente al giudizio di chi le sta intorno. Non a caso il tutto sembra ricordare l’atmosfera della tragedia greca, con un piccolo paesino della Sicilia a fare da coro, in contrasto con il dissidio interiore vissuto dal personaggio (nel film viene evocato più volte il mito di Edipo, ma Medea è quello che si avvicina di più alla vicenda ).
Fortunatamente il finale non lascia spazio a tragedie, ma rimane aperto per far comprendere quanto l’essere madre è un qualcosa che si acquisisce con il tempo, unico rimedio per sistemare tutte le cose. La sceneggiatura, scritta tra gli altri dagli stessi registi, mette in luce anche quanto pesino in certe situazioni i conflitti non risolti con il proprio passato e con i propri genitori, ai quali molto spesso non vogliamo assomigliare. Ninna nanna non vuole essere un manuale per riconoscere i sintomi di una malattia che può colpire ogni donna, ma si rivolge sia alla neo madre, invitandola a cercare aiuto in chi ha più esperienza, sia a chi le sta intorno, raccomandando di donare amore e non giudicare.