Il silenzio di Pelešjan, un documentario del 2011 di Pietro Marcello.
Il silenzio di Pelešjan vuole tratteggiare il ritratto di una memoria: l’opera del cineasta armeno Artavazd Pelešjan. Una memoria delle opere e della sua creazione, memoria del cinema e del suo rapporto con l’uomo, la sua vita, il suo pensiero, le sue emozioni e gli incessanti, infiniti percorsi che incrociano l’uno e l’altro. Il cinema di Pelešjan è un cinema d’intensità e nello stesso tempo il campo di sperimentazione accurata di una forma di “montaggio a distanza” che, nel derivare dalla lezione di Sergei M. Ejsenstejn e di Dziga Vertov, congiura contro gli stessi principi di montaggio dei due grandi maestri russi. Anche il ritratto di Pelešjan si costruisce attraverso il “montaggio a distanza” – come iperbole sperimentale e messa in opera piena e intensa di un montaggio interiore – componendo una visione ispirata e lirica del suo mondo.
Come dice Daney, «lo scopo di Pelesjan è quello di captare la cardiografia emozionale e sociale del proprio tempo». Pietro Marcello, cresciuto sotto l’ala di Leonardo di Costanzo ed esploso con La bocca del lupo, racconta l’opera di un autore, il suo rapporto con l’uomo e la natura. «Non una biografia, nè un saggio documentato. Ma il resoconto di un’impresa straordinaria».