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Film da Vedere

Il mio piede sinistro di Jim Sheridan con Daniel Day-Lewis

Il mio piede sinistro è un film senza tempo, una testimonianza preziosa di una vicenda che diventa paradigmatica, esortando a non indietreggiare di fronte alle innumerevoli difficoltà che la vita inesorabilmente pone. Daniel Day-Lewis vinse il primo Oscar per la sua interpretazione

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Il mio piede sinistro (My Left Foot: The Story of Christy Brown), un film del 1989 diretto da Jim Sheridan, tratto dall’omonimo libro che racconta la vita incredibile di Christy Brown, scrittore e pittore irlandese, nato con un handicap fisico quasi totale: l’unica parte del corpo di cui possiede ogni funzione è il piede sinistro. Il film è interpretato da Daniel Day-Lewis, che per l’occasione ha voluto imparare a scrivere con l’estremità del piede. L’interpretazione gli varrà il suo primo Oscar come miglior attore protagonista.

Christy Brown (Day-Lewis) è colpito da una paralisi che gli preclude i movimenti e la parola. Malgrado questa tremenda menomazione, la sua famiglia, numerosissima e di modeste condizioni economiche, lo accoglie con grande amore. Christy riesce a comunicare mediante i movimenti del proprio piede sinistro.

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Daniel Day-Lewis trionfò nel 1990 come miglior attore protagonista, vincendo il suo primo Oscar, per la straordinaria interpretazione sostenuta ne Il mio piede sinistro, esordio dietro la macchina da presa di Jim Sheridan, con il quale, visto il grande successo della pellicola, s’inaugurò un duraturo sodalizio artistico.

Tratto dall’omonimo libro che racconta la vita di Christy Brown, nato con un handicap fisico quasi totale, il film di Sheridan ripercorre l’incredibile storia di un uomo che dovette imparare a utilizzare con perizia l’unica parte del corpo che gli consentiva di mantenere un canale comunicativo con l’esterno, divenendo, nel tempo, un apprezzato pittore e scrittore. Tredicesimo figlio di una famiglia operaia di Dublino, grazie all’ausilio dei suoi cari, e soprattutto della madre, che non smise mai di sostenerlo, Christy riuscì a emanciparsi da una minorazione che nei primi anni di vita gli impediva, oltre che a deambulare, di esprimersi verbalmente, e, per tale motivo, fu considerato a lungo alla stregua di un vegetale, incapace di avere una relazione minima con il mondo. Sarà l’incontro con la dottoressa Cole (Fiona Shaw), specialista in paralisi celebrali, a dare inizio a un lento ma costante percorso di riabilitazione che gli permise di acquisire un’accettabile funzione orale, prima molto difficoltosa e poi sempre più fluida, e la lettura dell’Amleto di Shakespeare, di cui era uso imparare intere parti a memoria, si rivelò efficacissima nell’agevolare il graduale miglioramento. Fu proprio, però, il rapporto con la Cole, di cui Christy si era comprensibilmente invaghito, il primo tormento amoroso, e Day-Lewis è bravissimo nella sequenza in cui, seduto a un tavolo di un ristorante insieme alla dottoressa e al suo promesso sposo, si produce in un’accorata scenata di gelosia, tra scomposte bevute di whisky e furiose dichiarazioni alla sua prediletta che, in uno stato di evidente imbarazzo, cerca di contenere l’esplosione del suo illustre paziente.

La signora Brown (una solida Brenda Fricker) continuerà negli anni a fornire un contributo decisivo per la lenta ascesa del figlio, e commuove il finale in cui, convocato a testimoniare della sua incredibile esperienza, Christy invita la madre a riscuotere il fragoroso applauso tributato da una sala in visibilio: è proprio da questo evento che parte la narrazione del film e, frattanto, assistiamo alle ‘schermaglie amorose’ tra Christy e la sua infermiera, che nel 1972 diviene sua moglie.

Day-Lewis per entrare fino in fondo nella parte imparò davvero a scrivere col piede sinistro, e ciò la dice lunga sul ferreo metodo di immedesimazione dell’attore, strategia, questa, vincente, se si considera i tre Oscar vinti, avendo interpretato meno di venti lungometraggi in trent’anni.

Il mio piede sinistro è un film senza tempo, una testimonianza preziosa di una vicenda che diventa paradigmatica, esortando a non indietreggiare di fronte alle innumerevoli difficoltà che la vita inesorabilmente pone. Un invito a non demordere, a credere alla possibilità di agguantare obiettivi all’apparenza irraggiungibili. Un inno all’amore e alla vita.

  • Anno: 1989
  • Durata: 100'
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Irlanda
  • Regia: Jim Sheridan