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‘Da grande’: la garbata commedia di Franco Amurri

Franco Amurri dirige bene un film che si distanzia non poco (per la buona qualità) dalla sciatteria di tanta commedia italiana vista negli anni ’80. Da Grande rimane a distanza di trent’anni un film che si ritaglia uno spazio nient’affatto minimo nella cinematografia del nostro paese

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A rivederlo dopo tanti anni – il film è del 1987 – Da grande, scritto e diretto dal regista e sceneggiatore Franco Amurri, rivela un’immarcescibile gradevolezza, dimostrando di aver superato egregiamente la prova del tempo. La garbatezza della storia narrata, quella di un bambino che, avendo problemi di comunicazione con i genitori, si vede esaudito il desiderio di divenire improvvisamente adulto, mantiene intatto l’alone di magia, la dimensione di gentile favola impreziosita dalle buone interpretazioni dell’ottimo cast, composto dal sempre opportuno Renato Pozzetto, Ottavia Piccolo, Alessandro Haber e la brava Giulia Boschi, partner ideale del protagonista.

Il regista e l’interprete

Amurri dirige bene un film che si distanzia non poco (per la buona qualità) dalla sciatteria di tanta commedia italiana vista negli anni ’80: l’accuratezza delle inquadrature, dei movimenti di macchina, della fotografia, dimostrano un raffinato lavoro di composizione che non si è perduto col passare degli anni, nel senso che, nonostante lo sviluppo impressionante delle tecnologie applicate al cinema, è tuttora ben visibile una cura che spicca evidente allo sguardo.

Pozzetto assume con disinvoltura su di sé le caratteristiche dell’infanzia, e il suo volto paffuto, rassicurante, esprime al meglio quel senso di ingenuità che costituisce lo spirito essenziale del film. E poi, al di là dell’inquadramento della storia di Da grande in un filone da commedia fantastica, il film di Amurri solleva questioni nient’affatto scontate. Il mondo degli adulti viene cortocircuitato da un movimento ostinato e contrario al suo, un ‘divenire-bambino’, come avrebbe forse detto Deleuze, che si oppone, attraverso le dinamiche del gioco, a un ordine simbolico basato sui rapporti di potere, mettendo in discussione quanto è ormai rigidamente fissato in un immaginario statico.

Da grande: un’esperienza coinvolgente

La metamorfosi di Marco, che diversamente da quella di Kafka è reversibile, impone una riformulazione dello spazio e del tempo che, sebbene sia solo sfiorata come questione, emerge in tutta la sua cogenza in un fuori campo che non cessa di riverberare sull’intero film. Pozzetto all’edicola, Pozzetto al negozio di giocattoli (per comprare il Lego grande, da lui desideratissimo), Pozzetto baby-sitter, Pozzetto sequestratore: assistiamo a una serie di inversioni di senso che, affrontate con i toni della commedia, offrono comunque non pochi spunti per svariate riflessioni.

Al netto di queste considerazioni, che se esasperate rischierebbero di portarci fuori strada, Da Grande rimane a distanza di trent’anni un film che si ritaglia uno spazio nient’affatto minimo nella cinematografia del nostro paese. Ne consigliamo la visione, quindi, sia a chi l’avesse già visto, per riapprezzarne le indubbie qualità, sia, va da sé, a chi non lo conoscesse – ci riferiamo alle nuove generazioni – giacché potrebbe essere l’occasione per fare esperienza di un’opera fresca e coinvolgente.

Da grande

  • Anno: 1987
  • Durata: 98'
  • Distribuzione: CG Entertainment
  • Genere: Commedia
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Franco Amurri

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