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Colossal di Nacho Vigalondo con Anne Hathaway: nuovi territori per il cinema di genere

Nacho Vigalondo è uno di quei cavalli su cui puntare, quelli nati dal panorama indie e destinati a coprire futuri ruoli centrali a Hollywood. Se Hathaway non sfigura nel ruolo di una protagonista che ha più pregi che difetti, la vera sorpresa di Colossal è Jason Sudeikis

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Gloria (Anne Hathaway) è un disastro, l’alcool prende il sopravvento e il fidanzato la lascia, consigliandole di abbandonare le cattive abitudini e ricostruire la sua vita. Quando la ragazza torna nel paese in cui è nata, però, scopre che la realtà è peggiore di quella che poteva immaginare: a causa di un bizzarro, invisibile e apparentemente incomprensibile filo rosso, le sue azioni sono legate al colossale essere mostruoso che appare e scompare a Seoul distruggendo la città. L’amicizia di Oscar (Jason Sudeikis), che le offre un lavoro ed è segretamente innamorato di lei, invece che aiutare farà sprofondare la situazione nella melma, trasformandola in un incubo…

Nacho Vigalondo è uno di quei cavalli su cui puntare, quelli nati dal panorama indie e destinati a coprire futuri ruoli centrali a Hollywood, ancora liberi di esprimere una poetica originale, slegati dalle convenzioni degli autoruncoli americani. Il suo film ha l’ambizione di trasformare un concetto totalmente astruso in accettabile per lo spettatore, puntare sulla psicologia dei personaggi, portare attori-maschera ad essere qualcosa di totalmente diverso, mescolare i generi.

E, inaspettatamente, ci riesce. Se Hathaway, infatti, non sfigura nel ruolo di una protagonista che ha più pregi che difetti (ma, in ultima analisi, difetti comici), la vera sorpresa di Colossal è Jason Sudeikis, prima bonario e amichevole, poi folle, odioso e vendicativo come non avremmo mai pensato di vederlo. Perchè è proprio questo che ci piace del film: non comprendere dove stiamo andando a parare. Non comprendere la natura dei personaggi, della trama, ciò che stiamo vedendo. Fidarci del regista.

Alla fine non tutto trova il giusto spazio nelle caselle della costruzione narrativa e la spiegazione della natura dell’evento non convince. Ma poco importa: perchè ci siamo identificati pienamente con Gloria, abbiamo riso e sofferto con lei, come lei siamo rimasti sorpresi dall’assurdità degli eventi, siamo stati al gioco. E questa volta, pur muovendoci nel disboscato territorio del cinema di genere, abbiamo avuto la soddisfazione di vedere qualcosa di non pienamente convenzionale.

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