Dopo Divorzio all’italiana (1961) e Sedotta e abbandonata (1964), entrambi del compianto Pietro Germi, la giovanissima Stefania Sandrelli, non ancora ventenne, si vide aprire le porte del grande cinema, inaugurando una carriera irripetibile, costellata di successi clamorosi, di film indimenticabili. Come poter scordare la disorientata Adriana Astarelli del capolavoro di Antonio Pietrangeli, Io la conoscevo bene (1965)? Quel film ha segnato indelebilmente l’immaginario cinematografico del nostro paese (e non solo), confermando il grande talento della versatile attrice. Poi i film con Bernardo Bertolucci (capolavori come Il conformista, Novecento), quelli con Luigi Comencini (Delitto d’amore, Quelle strane occasioni, L’ingorgo – Una storia impossibile), con Ettore Scola (C’eravamo tanto amati, La terrazza, La famiglia, La cena, Gente di Roma), fino alle ultime apparizioni in alcune delle opere dei più significativi registi italiani contemporanei (Paolo Virzì, Francesca Archibugi, Ferzan Özpetek), per non parlare della piacevole parentesi (si fa per dire) con il maestro Manoel de Oliveira (Un film parlato).
Stefania Sandrelli ha percorso in lungo e in largo il cinema italiano, non perdendo un colpo, scegliendo sempre con cura le sceneggiature che di volta in volta le venivano proposto, preservando in tal modo il suo indiscutibile talento. L’ultimo film da lei intepretato, Il crimine non va in pensione, che la vede protagonista insieme al sempre ottimo Ivano Marescotti, è l’opera prima del regista Fabio Fulco. In attesa dell’uscita nelle sale (15 Giugno), cogliamo l’occasione per farle i nostri più sentiti auguri, certi che la sua carriera sarà ancora lunga e ricca di successi.