Quando si uniscono paura e tensione, il risultato non può che essere un film che tiene lo spettatore incollato al grande schermo. È quello che succede con 47 metri, la pellicola di Johannes Roberts con protagoniste Mandy Moore e Claire Holt. Un horror che strizza l’occhio al thriller, con una storia ridotta ai minimi termini e tanta adrenalina scatenata da quello che potrebbe essere definito come un sottogenere cimetografico: acque infestate da squali.
Due sorelle, diverse tra loro per scelte e stili di vita, decidono di lasciarsi tutto alle spalle e partire per una vacanza fuori dagli schemi. Quale modo migliore per dimenticare il passato se non un tuffo in un marei pieni di pescecani? Dentro una gabbia di metallo, immersi nel silenzio dell’oceano, per vivere un’esperienza al limite. L’inconveniente, però, come in ogni trhriller che si rispetti è dietro l’angolo. Ecco che per un guasto tecnico, le due saranno costrette a vivere in una sorta di limbo, a 47 metri sotto il livello del mare, bersagliati da famelici squali che aspettano di divorare le giovani prede. Il resto è contorno, che arricchisce una lunga filmografia in cui la sfida tra l’uomo e l’animale, all’interno del suo habitat naturale, ha fornito spunti per grandi prodotti – come Lo squalo di Steven Spielberg – b movie per gli amanti del genere.
47 metri di Johannes Roberts sta nella via di mezzo, supportato da un cast in cui a supporto di Mandy Moore e Claire Holt, troviamo un vecchio lupo di mare come Matthew Modine, che nonostante il tempo trascorso, dimostra di saperci ancora fare. In un horror atipico, alla fine trova spazio anche la commedia, in un gioco di paradossi che allena lo spettatore a decodificare il messaggio nascosto tra le righe.
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