Hong Sang-soo è in concorso al 70esimo festival di Cannes con The Day After, un film sull’infedeltà imbastito sulla commedia dell’equivoco.
Kwon Hae-hyo è un affermato autore ed editore innamorato della sua assistente (Kim Sae-byeok ) con cui ha una relazione. Arriva presto in ufficio per lei, cena e beve insieme a lei dopo il lavoro, le scrive sentiti messaggi d’amore. La moglie lo scopre e, furibonda, un giorno piomba in ufficio per dare una strigliata a marito fedifrago e amante. Peccato che l’uomo abbia di recente troncato la relazione e assunto una nuova assistente (interpretata da Kim Min-hee e in concorso lo scorso anno a Cannes con The Handmaiden). Tra lo stupore e il diniego dell’editore e della nuova arrivata, l’innocente viene accusata e schiaffeggiata. Come se il danno non bastasse, arriva anche la beffa: complice l’amante ritornata, l’editore decide di licenziare Kim Min-hee, facendola passare agli occhi della moglie per la sua amante, e di riassumere la ragazza amata.
The Day After è una commedia minimalista in pieno stile Hong Sang-soo: la maggior parte degli incontri si svolge a cena, i personaggi bevono tanto fino a ubriacarsi, si abbandonano a lunghi dialoghi alla Rohmer in campo e controcampo intrisi di emozioni, sentimenti, rivelazioni. The Day After è cinema intimo dedicato a piccole storie, è un occhio delicato sui personaggi. Kwon Hae-hyo è un narcisista, fragile, manipolabile e irresponsabile. Kim Min-hee è una ragazza intelligente, appassionata di letteratura, preparata, gentile e dalla genuina ammirazione per il suo capo. Lo scambio dei ruoli, prima accidentale poi voluto, assume una connotazione ancora più assurda, bizzarra e divertente alla luce della sincerità della ragazza. E la piccolezza e superficialità dell’uomo è rimarcata dalla visita della ragazza in ufficio, quando inaspettatamente lui dimostra di essersi dimenticato di lei, e probabilmente anche del peso delle sue azioni.
Rispetto a On the Beach at Night Alone, presentato quest’anno in concorso alla Berlinale, The Day After è un’opera più semplice, forse meno intensa nel rapporto tra Hong Sang-soo e le sue creature cinematografiche e tra gli stessi personaggi. Elegantemente pensato e girato, il film potrebbe essere uno studio sui caratteri da approfondire in un prossimo lavoro.
Francesca Vantaggiato