Caldo infernale di fine maggio, la camera delle bestemmie, colonna sonora “voodoo idol” dei cramps.
Dopo lunghissima assenza dovuta a traversie lavorative di cui probabilmente non ve ne frega un tubo e con cui non vi sto ad angustiare, visto che sono alle spalle, eccomi qui, di nuovo ad imbrattar pagine virtuali per Taxidrivers.
In carne, ossa e ansia da pagina bianca.
Va detto che per rimettersi in carreggiata la parte più difficile è sempre trovare la prima parola, il primo argomento, il primo articolo.
Insomma qualcosa di primo con cui rompere il ghiaccio oltre che le scatole.
In questo posso dire di aver avuto l’umano e costante incoraggiamento del gran capo in persona, che visto il continuo procrastinare il mio ritorno sulla scena mi ha deliziato di accorate, quanto continue mail, che insulti a parte non hanno mancato di farmi sentire parte importante della redazione.
In effetti sfido chiunque a trovare qualcuno che sappia fare il caffè per tutti come il sottoscritto.
A parte questo, per onestà, va detto che l’articolo che state per leggere era praticamente per metà già pronto.
Infatti prima che mi scoppiasse la catena di contingenze che mi ha costretto a sospendere per qualche mese le pubblicazioni avevo già visionato il capolavoro di cui andremo a parlare oggi e già realizzato l’intervista con l’autore nel caso qualcuno dei miei pochi lettori avesse voglia di andarlo a cercare per esternargli tutto il suo apprezzamento.
La pietra miliare di cui sto parlando è Katacomb, del toscanissimo Lorenzo Lepori.
Un genio maledetto, intendendo con ciò che probabilmente se qualcuno senza il senso dell’umorismo dovesse per sbaglio vedere la pellicola in questione non potrebbe far altro che maledirlo.
Almeno quanto lui ha maledetto me per l’abissale ritardo con cui vado a parlare del suo lavoro.
In effetti con Lorenzo gioco in casa.
Sia perchè già ci eravamo conosciuti durante un Italian Horror fest in quel di Nettuno.
Sia perchè proprio in quell’occasione ebbi modo di avere un assaggio del suo lavoro visionando Alien Lover, un episodio estratto dal lavoro complessivo Katacomb.
Infine perchè a metterci in contatto è stato quel diavolo di Antonio Tentori, che da vera eminenza grigia del cinema italiano riesce di continuo a rinnovarsi, lavorando e valorizzando nuove leve di giovani registi.
Scherzi a parte già il corto di per sè mi aveva fatto una buona impressione e visto che nessuno di voi avrà la voglia di andarsi a rivedere l’articolo in questione, vi ricordo che ne parlai come uno dei migliori lavori italiani in concorso.
Devo dire che però inserito nel contesto organico di un lungometraggio acquista un senso nuovo e nell’insieme più godibile.
Il film è il classico format ad episodi.
Trait d’union, la bottega maledetta di un barbiere satanico che casualmente è la fotocopia vivente di Anton Lavey, il discusso fondatore della church of satan.
Il protagonista, un meraviglioso esemplare di nerd purosangue, catapultato nel film direttamente dalle sale giochi dei mai troppo rimpianti anni 80, da vita alle storie sfogliando un misterioso fumetto.
Ora, chi come me ha qualche primavera alle spalle ed ha sprecato la propria adolescenza (e non solo) nel culto dei film horror e del gothic punk, riempiendosi la giacca di rosari e rubando rossetti e rimmel alla mamma, è molto probabile che abbia avuto il suo primo contatto con la narrativa erotica tramite i fumetti della cara e vecchia “Squalo editore”.
Lungi dalla delicata patina artistica delle creazioni di Manara o di Crepax i fumetti Squalo che oggi definiremmo senza mezze misure porno d’autore, erano violenti, crudi e crudeli.
Coprivano una gamma di gusti che andava dall’ironico “corna vissute” alle inquietanti storie di “oltretomba” o di “necron” del povero Magnus, geniale disegnatore che come molti grandi, ha dovuto aspettare la propria morte per vedersi rivalutato ed elevato al rango artistico di alcuni suoi colleghi meno estremi nei contenuti.
Bhe, io come molti pubescenti della mia generazione devo molto a queste pubblicazioni e non posso che ricordarle con un misto di nostalgia, pensando ad un tempo dove anche la rappresentazione sessuale spinta aveva la pretesa di veicolare dei contenuti e di farlo seguendo un metodo ed una disciplina artistica, ben oltre il recinto della pura sfera commerciale.
Il Film Katacomb secondo me, oltre a divertire ed essere un buon prodotto di intrattenimento è anche un atto di giustizia.
Rende finalmente merito ad un senso estetico che si è fin troppo perso, mettendo in carne e ossa atmosfere, ambienti, storie e personaggi che fino ad allora vivevano in rari incunaboli di kina, dimenticati ai più e destinati all’oblio.
Probabilmente il supporto di Tentori che invece a quella generazione è più vicino per motivi anagrafici, è stato fondamentale, ma è innegabile la boccesca ironia di Lepori che da vero toscano riesce a trasformare la povertà di mezzi in una ricchezza e a rendere le scene più estreme senza mai essere volgare…
Per gli attori usa il già collaudato cast di amici che non potendo sfoggiare una perfetta dizione da studio televisivo, si lasciano andare ad un realistico, colorito e gradevole uso del dialetto.
Gli effetti speciali, poveri, sono sostenuti però da una regia che li rende più veri facendoci calare negli incubi che si dipanano di episodio in episodio, fino a giungere alla più classica e invocata carneficina finale con tanto di zombies.
Eh si!
Come se mi avesse letto nel pensiero Lepori sa quali corde toccare per arrivare all’anima degli affezionati cultori del genere e ovviamente non ignora il fascino che i cari e vecchi non-morti barcollanti e analogici hanno sul pubblico di riferimento.
Effetti digitali ridotti al mimino, vagonate di arti di resina e litrate di sangue “rosso Fulci” per condire il grandguignolesco banchetto che ha apparecchiato per i palati più raffinati.
Ci piace.
Come ci piacciono i riferimenti musicali che dissemina lungo il percorso.
Dai Sigur Ros sul frigo, alle care vecchie cattive ragazze punk (ah! … ce ne fossero ancora!).
Ci piace il saper giocare con una regia veloce e coinvolgente sia in spazi aperti che in ambienti claustrofobici.
Non so se con un budget di alto livello Lepori riuscirebbe a mantenersi fedele a se stesso e a risultare ugualmente efficace.
Non è con i se che si fa la storia.
Quel che è certo è che con i mezzi a disposizione se la cava benissimo, ma saperne di più, lasciamo parlare il diretto interessato.
MB- Lepori, un maledetto toscano! Noi due ci conosciamo già ma vuoi raccontarti in due parole a quelli che non godono del mio stato di grazia?
LL- Caro Master Blaster! In breve diciamo che sono un regista autodidatta e cantinaro, che dopo dieci anni di attività spietatamente underground ha finalmente trovato una distribuzione “lecita” per il suo ultimo film, Catacomba, realizzato con la collaborazione di Roberto Albanesi.
MB- Dunque non ero il solo a farsi le pugnette con i fumetti della squalo vero?
LL- Assolutamente no, c’è una nutrita schiera là fuori. Sbirciare tra le pagine di Corna Vissute quando accompagnavo mia madre in cartolibreria è stato una dei miei primi assaggi di proibito…
MB- In katacomb ci trovo ovviamente oltretomba, cronaca nera, sukia, necron e cos’altro? Magari mi dai qualche dritta per le letture….
LL- Ho fatto un frullato dove puoi trovare tutti quelli che hai nominato, altri e soprattutto Storie Blu, che ha influenzato l’episodio Alien Lover per l’unione di esseri extraterrestri e sesso trucido, una costante in tutti i numeri della testata…
MB- A proposito, lo sapevi che i fumetti di Magnus che all’epoca costavano tra le 2 e le 700 lire oggi sono quotati usati a partire dai 10 euro ad albo?
LL- Lo so, ne ho comprati parecchi…
MB- Che effetto fa sentirsi nella posizione di rivalutare e dare uno smalto colto ad un produzione artistica che fino alla metà degli anni 90 era considerata trash nella migliore delle ipotesi e depravata nella peggiore?
LL- Per me non si è trattato tanto di rivalutare quanto di rispecchiarmi in questa particolare produzione. Ho cercato di creare immagini in movimento che possedessero qualcosa del lercio fascino di quelle storie e di quei disegni, rassicurato esistenzialmente dalla presenza del mio omonimo Lorenzo Lepori che ha realizzato tutto il reparto grafico del film: le illustrazioni che appaiono fra gli episodi, la locandina e il fumetto che correda l’edizione in dvd di Catacomba.
MB- Per adesso, almeno in italia, tu sei un pioniere in questo genere di riscoperta, pensi che in futuro potrebbe esserci un’accettazione definitiva e di massa per il fumetto erotico come già è stato per il cinema di genere?
LL- Si tratta di un tipo di comunicazione squisitamente e prettamente italiana, cui soggiace un’ottica sessuale molto lontana da quella che stiamo attraversando attualmente. Non so come si evolverà il costume, ma sono portato a credere che questi fumetti rimarranno un piacere per pochi. Anche nei circoli del collezionismo, i fans di questo genere sono tuttora molto ridotti, nonostante non manchino anche numerosi blog e nuovi costosi ed eleganti libri che tentano una archiviazione precisa e colta del fenomeno. Ma siamo lontani dal reale motivo di essere di questi prodotti, che nascono e vogliono essere lerci e incontrollati, e tali dovrebbero rimanere. Un po come le vecchie foto catalogo dei bordelli…
MB- E sarà questo un bene o un male?
LL- Proprio nell’impossibilità di rispondere sta il fascino di questi fumetti.
MB- Il tuo film mi ha lasciato piacevolmente sorpreso perché in una fase in cui il cinema introspettivo è di moda e tutti, anche chi non dovrebbe o non ne ha le capacità, si affannano a propinarci interminabili pipponi pseudopsicanalitici, tu ci regali storie dissacranti, dirette, fedeli ad un’estetica violenta dal gusto retrò. raffinata anche nella volgarità. Perché questa scelta? voglia di andare controcorrente? Amore per il vintage? Spirito punk? cattiva digestione? o semplicemente te ne freghi e vuoi divertirti punto?
LL- Si tratta di plot che riflettono una sorta di declinazione del fumetto horror erotico, e a quelle storie si rifanno. Appunto per questo non chiedono altro se non divertire, intrattenere e sfogare alcune delle mie ossessioni estetiche…
MB- Parliamo della tua collaborazione con Tentori come nasce?
LL- Vagavo a un festival paventando un sequel di “Patrick vive ancora”. Antonio mi apparve alle spalle come il pazzo che è, entusiasta per la mia balzana idea…e da quella sera abbiamo continuato a programmare amabilmente progetti e sceneggiature scellerate perlopiù destinate a naufragare, per il bene di tutti. Nonostante questo è un piacere lavorare e fantasticare con Antonio, legati da una bieca affinità elettiva che ci spinge irresistibilmente a collaborare.
MB- E soprattutto…. come sei riuscivo a convincerlo a recitare, per di più facendosi evirare?
LL- Non è stato per niente difficile. Prima di essere evirato si è assicurato che sarebbe riuscito a toccare della ciccia e che alla sera avrebbe bevuto del vino buono. Nonostante questo è stato veramente stoico e professionale. Poi ha la faccia giusta per le situazioni imbarazzanti e laide!
MB- Gli zombi nel finale…. Immagino siano stati una sua idea. Ti ha fatto trovare nel letto una testa di cavallo mozzata per convincerti ad inserirli nel film o già c’erano nella tua idea originale?
LL- In realtà l’idea originale era un poco diversa e veniva dalla mia testa. Gli zombi dovevano essere giusto un paio, ma Albanesi ha pensato di dare la sua impronta con una piccola schiera, andando verso quell’alleggerimento di toni che connota il suo segmento.
MB- Gli attori…….
LL- Gli attori vengono in larga parte dal mio entourage di volenterosi e sciagurati, altri invece come Simone Chiesa (il ragazzo che legge il fumetto) e Massimo Mas (il barbiere) sono della factory di Albanesi. Una menzione speciale va a Simona Vannelli per lo sprezzo del pericolo e della sofferenza e a Pascal Persiano, indimenticata presenza del cinema italiano di genere e soprattutto del must masochistico Paganini Horror di Luigi Cozzi, cui in qualche modo pago tributo nel segmento Una messa nera per Paganini.
MB- Lo sai che il barbiere diabolico è la fotocopia vivente di Anton Lavey? Somiglianza voluta o felice coincidenza?
LL- Felice coincidenza!
MB- L’attrice che nell’episodio iniziale e in quello finale del film interpreta la dark lady di turno è fidanzata? E nel caso c’è la possibilità di fare un attentato al ragazzo?
LL- Non so molto della vita personale dell’ottimamente inquietante Eleonora Sinotti. Potrebbe essere di quei misteri che a voler risolvere ti portano alla tomba, con o senza fidanzato…quindi occhio alla penna, Master!
MB- Parliamo del budget?
LL- Attorno alle 8000 euro…
MB- Reperito come? Autofinanziamento o raccolta fondi (no!…. non lo dico crowdfunding! fanculo gli anglismi!)
LL- Totale autofinanziamento, faticosamente raccolto e dilapidato nel corso di quasi tre anni.
MB- A proposito, ho notato che nella recitazione in generale non hai fatto nulla per eliminare le inflessioni dialettali. Devo dire che ho trovato questa scelta molto coraggiosa e molto divertente nei risultati, con dialoghi freschi e credibili. è consapevole?
LL- Consapevole e voluta per l’episodio Alien Lover, che rappresenta proprio dei toscanacci all’opera. Negli altri episodi è rimasto qualche corpo estraneo dialettale, ma non me ne sono preoccupato, come il placido romanesco radiofonico di Tentori, perfettamente confacente all’uomo e al personaggio…
MB- Dante, Boccaccio o Cecco Angiolieri?
LL- Cecco Angiolieri!
MB- Alien lover rimane la punta di diamante tra i vari episodi. Pensi di sviluppare questo o altri segmenti narrativi in un lungometraggio indipendente?
LL- Assolutamente no. Anche se il plot iniziale di Alien Lover era stato pensato per un lungometraggio che non si farà mai.
MB- Ho notato, anche dalle news della mia testata che di stai dando molto da fare per portare in giro Katacomb nei vari festival. Che accoglienza hai ricevuto?
LL- In realtà mi sono limitato a mandare il film al Fantafestival e alla rassegna Narnia terror night. Può essere che il film venga presentato in qualche altra rassegna, ma direi che non è un film molto “festivaliero”…riprese sballate, poco patinate. Anche fra il poco pubblico romano ho visto diverse facce inorridite!
MB- E per la distribuzione?
LL- Direi che finora la 30 Holding / DNA sta facendo un lavoro molto buono e il dvd è reperibile più o meno ovunque, anche a noleggio. Vedremo cosa riusciremo a fare con l’estero nei prossimi mesi.
MB- Recentemente hai partecipato anche al film collettivo “sangue misto” …. Parliamone!
LL- Il progetto era partito come un film “guerrilla” da fare a zero budget e io mi sono attenuto alla primigenia veste di questo progetto, che però a continuato a cambiare nel corso degli anni, lasciandomi diverse perplessità. Il mio episodio è stato realizzato con mezzi vergognosamente poveri e in condizioni mentali alterate e non posso dirmi entusiasta del risultato. Ciò nonostante qualcuno ha gradito e sicuramente il film concluso sarà molto interessante, soprattutto grazie agli altri episodi…
MB- Progetti per il futuro?
LL- Sto lavorando alla produzione di un progetto cui tengo molto, un poliziesco dai toni noir che avrà per protagonista Pascal Persiano. Di più non posso dire. Oltre a questo ho appena concluso la scrittura di una nuova sceneggiatura horror, ancora una volta in collaborazione con il fidato Antonio Tentori.
MB- Ultima quaestio di rito, come a tutti quelli che intervisto ti chiedo di scegliere un brano musicale di sottofondo.
LL- L’album “Dream sequence” dei Cosmic Eye.
Master Blaster