Approdato nelle sale cinematografiche italiane all’inizio del 2017, ha riscosso in patria un notevole, inaspettato successo, tanto da riportare all’attenzione del grande pubblico il nome del cineasta di origini indiane M. Night Shyamalan, autore del chiacchieratissimo The sixth sense – Il sesto senso.
Finanziato dalla Blumhouse Productions dell’instancabile Jason Blum, alla quale si deve buona parte dell’horror da grande schermo d’inizio terzo millennio, dai vari Paranormal activity alla serie La notte del giudizio, Split non perde tempo e, appena preso avvio, inscena il rapimento delle tre giovani Casey, Marcia e Claire, ovvero la Anya Taylor-Joy di The witch, Jessica Sula e Haley Lu Richardson.
Rapimento attuato dal Kevin dalle fattezze di James McAvoy, il quale, a quanto pare costretto a sequestrare le ragazze, non solo scopriamo presto possedere ventitré personalità, ma anche averne una, ancora sepolta, intenzionata a sopraffare le altre.
Infatti, mentre il regista, come di consueto, si ritaglia un piccolo ruolo, le quasi due ore di visione si alternano tra la claustrofobia trasmessa dal sinistro, desolato posto in cui finiscono rinchiuse le malcapitate e gli incontri del temibile protagonista con la dottoressa Karen Fletcher, psichiatra cui concede anima e corpo la Betty Buckley che esordì nel kinghiano Carrie – Lo sguardo di Satana di Brian De Palma.
E, se da un lato è in particolar modo l’ottima performance sfoderata da colui che, inoltre, conosciamo come Charles Xavier in versione giovanile della saga X-Men, dall’altro la lenta evoluzione del racconto favorisce la curiosità nei confronti del suo sviluppo, grazie anche ad una serie di interrogativi destinati ad emergere fotogramma dopo fotogramma.
Per quale motivo Casey, Marcia e Claire sono state sequestrate?
Kevin intende forse trasformarle in pietanze per qualcuno?
Chi è o, meglio, cosa vuole far finire nel proprio stomaco tre “povere” adolescenti?
Man mano che lo spettatore tenta di intuire quale possa essere la risposta prima che si approdi ai titoli di coda, la macchina di presa shyamalaniana provvede ad accentuare la sempre più viva sensazione di tensione, soprattutto dal momento in cui le prigioniere cominciano ad escogitare sempre più disperati tentativi di fuga.
Quindi, è soprattutto nell’ambito del thriller che sorge spontaneo classificare l’originale spettacolo in questione; sebbene non risulti affatto assente la componente fantastica e, nel corso della sua ultima parte, riveli la propria natura di autentico film dell’orrore.
Del resto, occasioni per provare spaventi non mancheranno di certo per coloro che intendono recuperare il lungometraggio grazie al blu-ray edito da Universal, oltretutto non privo di contenuti speciali.
Infatti, al di là di nove scene eliminate e di un finale alternativo visionabile anche con introduzione di Shyamalan, abbiamo tre minuti incentrati sulla maniera di lavorare di quest’ultimo, dieci di making of e cinque riguardanti McAvoy e le diverse personalità del suo personaggio.
E, posta durante lo scorrimento dei titoli di coda, vi attende una sorpresa finale…
Francesco Lomuscio