Cina. Yang Ba, un uomo modestissimo e riservato, conduce una vita sobria con la moglie e il figlio diciottenne universitario Bao. Il ricco cugino Li Dagun gli fa una proposta, donare un rene in cambio di denaro alla tanto amata sorella, sottoposta a dialisi e a rischio morte. L’uomo, senza informare la famiglia, si sottopone all’intervento e, dopo una iniziale buona riuscita, il rene fa rigetto e la sorella del ricco cugino ha bisogno di un ulteriore rene compatibile. L’unico può essere quello di un altro, ma giovane questa volta, componente della famiglia.
Dialoghi essenziali in questo film di esordio di Qiwu Zang, The Donor; si mangia molto e in modo rumoroso, come sovente e fastidiosamente accade nei film cinesi. Nonostante le richieste il facoltoso cugino, non riesce a risultare odioso ma la sua posizione sociale lo rende tale. Tra poveri e ricchi c’è sempre il dilemma di quale sia la vita che conta di più.
Comprarla a danno della salute di altri si può, c’è un prezzo per qualunque cosa se le classi sociali sono così maledettamente differenti, soprattutto in paesi dove l’assistenza sanitaria è a pagamento e il “diritto” allo studio carissimo ed estremamente competitivo.
L’alienazione della postmodernità
La differenza culturale tra padri e figli sembra evidente, il denaro è il “valore” per eccellenza in una società capitalistica. Il volto del padre e l’impossibilità di accettare un ulteriore compromesso di immane portata lo indurrà ad un inevitabile epilogo, sul quale si staglierà il dramma di una storia trattata attraverso un’analisi lucida e intransigente di una realtà, quella parametrata sul denaro, più grande dell’umanità stessa. La morale è destinata a soccombere, i volti lo testimoniano. Se il fine dei ricchi giustifica qualunque mezzo, i poveri troveranno il mezzo per difendersene.
Interpretazioni, tempo dilatati in una società frenetica, vite, storie, realtà trasversali e omologanti fanno di The Donor una grande opera sull’alienazione della postmodernità, costruita sulla logica culturale del tardo capitalismo. Vincitore del Torino Film Festival.
Beatrice Bianchini