Vi riproponiamo questa recensione di Incontri ravvicinati del terzo tipo (Close Encounters of the Third Kind), film del 1977 diretto e sceneggiato da Steven Spielberg.
Il film è stato recentemente rilanciato su Raiplay. Vi basterà iscrivervi gratuitamente per vederlo.
È una pellicola fantascientifica nel quale viene narrato un ipotetico primo contatto tra l’umanità ed entità extraterrestri. Il titolo deriva dalla classificazione degli incontri ravvicinati elaborata dall’astrofisico e ricercatore ufologico Josef Allen Hynek nel 1972, in cui un incontro ravvicinato “del terzo tipo” indica una osservazione di “esseri animati” in associazione con un avvistamento di UFO. Vincitore di vari premi tra cui due premi Oscar e un David di Donatello. Nel 1998 l’American Film Institute l’ha inserito al sessantaquattresimo posto della classifica dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi.
La trama di “Incontri ravvicinati del terzo tipo”
Un messaggio musicale dallo spazio. Una serie di misteriose apparizioni nei cieli degli Stati Uniti. Il riproporsi di fatti del tutto inspiegabili. Un messaggio subliminale indotto in molte persone. Presagi di una venuta degli alieni. Roy Neary, ossessionato da una strana montagna, e una mamma a cui è sparito il figlioletto sono tra gli eletti ad accoglierli, mentre uno scienziato francese sovraintende al misterioso rendez-vous.
Commento a “Incontri ravvicinati del terzo tipo”
Più che un film di fantascienza, Incontri ravvicinati del terzo tipo è soprattutto una fiaba che anticipa di qualche anno le tematiche di E.T. l’extraterrestre, con esseri alieni che alla fine sbarcano sulla Terra e che, anche stavolta disegnati dal tecnico italiano Carlo Rambaldi, risultano creature pacifiche, desiderose di stabilire un patto di cooperazione intergalattico con gli esseri umani.
Spielberg ha voluto conferire al film i toni di un’esperienza mistica, dunque strettamente collegata al sentimento religioso, ma anche quelli di un’epopea avventurosa che a tratti fa pensare ugualmente alla saga di Indiana Jones. Uscito in concomitanza con Guerre stellari di George Lucas, ebbe un ottimo successo al botteghino, per quanto inferiore rispetto a quello clamoroso del film di Lucas, e risulta forse un filino più datato rispetto all’altro film.
Svolte narrative
Tutta la parte che riguarda i primi, misteriosi avvistamenti delle astronavi e i primi contatti con le entità aliene è risolta in maniera emozionante. E con grande eleganza dal punto di vista spettacolare. Nella parte centrale, invece, il racconto procede un po’ a fatica. Con alcune svolte narrative che non risultano proprio chiarissime. Ma si riprende alla grande nel finale. Soprattutto con il contatto diretto fra umani ed alieni che richiede la necessaria “suspension of disbelief”. Tuttavia, rispetto alla genialità di un Hitchcock o di altri grandi autori del cinema americano, si ha l’impressione che Spielberg risulti sempre un po’ troppo calcolato nella sua bravura tecnica. Un eterno Peter Pan sempre un po’ troppo ammiccante verso i gusti del pubblico mainstream.
I nomi del film
Meritato l’Oscar alla fotografia di Vilmos Zsigmond, colonna sonora spesso emozionante di John Williams, nel cast si distingue un Richard Dreyfuss che inietta nella parte una robusta dose di entusiasmo giovanile, una Melissa Mathison convincente come madre di un bambino improvvisamente rapito dagli alieni, un François Truffaut a dire il vero leggermente sottotono, a cui Spielberg ha voluto tributare un sentito omaggio, ma che non ha molte occasioni di sfoggiare la sua bravura di interprete. Fantascienza formato famiglia, resta comunque un film ancora piacevole da rivedere, probabilmente fra i più sinceri del suo autore, senz’altro più godibile rispetto alla svolta del “cinema di parola” rappresentata dal suo recente Lincoln.