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Personaggi

Lettera a Gianni Amelio

Il nostro redattore Boris Schumacher, mosso dalle emozioni scaturite dalla visione della sua ultima opera, La tenerezza, ha inviato un messaggio a Gianni Amelio, ringraziandolo per la bellezza del suo cinema. Una lettera commovente scritta da chi, come noi, non hai mai smesso di amare le opere di uno dei registi più significativi del nostro paese

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Caro Amelio,
ti scrivo per dirti che ho amato molto il tuo ultimo film, La tenerezza. Ne ho apprezzato la dignità e la compostezza, la sua complessità unita al tempo stesso ad una semplicità e una linearità davvero invidiabili. Un film asciutto, sobrio e compatto nello scandagliare i sentimenti e l’animo umano. Ho amato ancor di più Politeama, il tuo primo romanzo uscito lo scorso anno. Mi ha straziato e immalinconito come non mai, facendomi empatizzare da subito col protagonista, Luigino, figura candida e dolente, anima persa e tragica. Uno dei personaggi letterari più belli, profondi e strazianti in cui mi sono imbattuto in questi ultimi anni. Se ne è parlato troppo poco del tuo libro, così come non si sono spese abbastanza parole per il tuo nuovo lungometraggio. Ultimamente mi pare che si scriva e si parli troppo poco del tuo cinema, di cui invece continuiamo ad avere un disperato bisogno. Ancor prima di essere un maestro del nostro cinema, premiato in passato nei festival cinematografici più importanti a livello internazionale, ti sei sempre dimostrato un artista dotato di grande umanità, una persona dalla sensibilità fuori dal comune. Nonostante i premi e gli onori ricevuti nel corso della tua lunga carriera, nonostante l’essere stato per diverse edizioni alla guida di uno dei festival italiani più importanti come il TFF, mi sei sempre sembrato un cineasta umile e perspicace, attento e curioso, autore di opere profonde e toccanti, spesso innamorate dei propri personaggi come in Così ridevano, magnifico melodramma che reputi a ragione il tuo film migliore. Sei un cineasta prezioso e indispensabile per il cinema italiano, capace come pochi altri di entrare in sintonia e di tirare fuori il meglio dai tuoi attori, per i quali hai sempre dimostrato un amore smisurato e incondizionato (e il pensiero corre veloce a Enrico Lo Verso, protagonista di alcune delle tue opere più riuscite, e a Renato Carpentieri, strepitoso a dir poco ne La tenerezza). È proprio vero quel che diceva il tuo caro Jean-Louis Trintignant, con cui hai lavorato ai tempi di Colpire al cuore, gli attori più che dirigerli li abiti. Dopo aver goduto del tuo ultimo film ho sentito la necessità impellente più che il desiderio di rivedere le tue opere. Così ho iniziato il mio personale ripasso da Lamerica – che ricordavo bello ma non così bello – proseguendo poi con Porte Aperte, esordio cinematografico di Carpentieri al fianco di un immenso Gian Maria Volontè. Ho colto anche l’occasione per recuperare L’intrepido, il tuo penultimo lungo attaccato un po’ da tutti e da cui forse, magari inconsciamente, mi ero tenuto lontano per la paura e il timore di rimanerne deluso. L’ho trovato non del tutto compiuto, imperfetto e sbilenco ma generoso e vitale, attaccato e incollato al suo interprete principale, un Antonio Albanese malinconico e sorridente che si dona al film in modo totale e trascinante. Nelle prossime settimane continuerò a immergermi nei tuoi film, a riassaporarli a distanza di anni per vedere l’effetto che fa, già sapendo che vi troverò nuovi elementi e nuovi spunti di riflessione che magari mi erano sfuggiti o non avevo approfondito a suo tempo, nonostante alcuni li abbia già visti più volte nel corso degli anni, come nel caso di Colpire al cuore e Così ridevano, due titoli che amo alla follia.

Grazie di tutto caro Gianni, grazie per le emozioni, i pianti, gli stimoli e le riflessioni che mi hai regalato e che mi hanno arricchito nel corso di tutti questi anni. I tuoi film me li porto dietro fin da ragazzo e sono certo che mi accompagneranno ancora a lungo e che continuerò a conservarli e a custodirli gelosamente dentro di me.

Boris Schumacher