Le iene (Reservoir Dogs), un film del 1992 diretto da Quentin Tarantino, al suo esordio in un lungometraggio. Introduce molti temi caratteristici del regista: la violenza, l’avantpop, i dialoghi sfrontati e barocchi, il forte humor nero e la cronologia frammentata. In Italia il film venne vietato ai minori di 18 anni a causa della violenza delle sue scene. Al contrario di Pulp Fiction, infatti, in questo film la violenza non vuole essere esagerata o comica ma è utilizzata in modo decisamente più realistico e cinico, anche se in alcune scene, come quella della tortura, è più suggerita che mostrata. Dopo alcune difficoltà nella scelta del cast e alcune indecisioni, ad esempio, a chi assegnare il ruolo di Mr. Orange fra Tim Roth, James Woods e Samuel L. Jackson, il film venne presentato prima al Sundance Film Festival e poi in Giappone al Yubari International Fantastic Film Festival. Il film venne inizialmente distribuito in Italia con il titolo Cani da rapina; a causa dello scarsissimo successo ottenuto, venne poco tempo dopo ridistribuito con il titolo Le iene, riscuotendo questa volta immenso successo, come dichiarato da Carlo Valli, dialoghista e direttore del doppiaggio dell’edizione italiana del film, nonché voce del Dj K-Billy.
La rapina è andata male. Nel magazzino abbandonato arrivano uno a uno i membri della banda e si capisce subito che qualcosa non è andato bene, che qualcuno ha parlato. Il che non sorprende perché tutti parlano troppo, discutono troppo, si puntano le pistole in faccia quasi senza motivo. L’unico a parlare poco è quello col rasoio, quello che ha sequestrato il poliziotto e ora ha accceso la radio. La sequenza di Michael Madsen che taglia l’orecchio al poliziotto è la più forte di tutto il film (resterà intatta in Tv?). E comunque tutta la storia sprizza tensione dall’inizio alla fine. Grande sceneggiatura, ma soprattutto grandi attori.
Inutile dirlo, Le iene ha cambiato qualcosa nel panorama cinematografico: ha inizializzato il genio di Quentin Tarantino, uno dei più spettacolari registi di sempre, basta guardare capolavori come Django o Bastardi senza gloria. Il suo film d’esordio è indimenticabile. Pur essendo stato accolto non proprio benissimo ai suoi primissimi giorni nelle sale, più passa il tempo e più lo si ricorda con piacere come uno dei film più innovativi nel panorama post-moderno.Un film con un fondo di pessimismo, ma allo stesso tempo divertente e scanzonato nel suo iperrealismo, con una colonna sonora indimenticabile, attori ottimi, in particolare Madsen e Buscemi, e condito da tante citazioni, una delle caratteristiche principali del cinema tarantiniano. La regia è sapiente e riesce a idealizzare alla perfezione i suoi significati. Lo spettatore riesce ad entrare in empatia con i protagonisti, ma è allo stesso tempo consapevole che sono dei bastardoni, delle iene appunto). E poi inutile sprecare elogi sulla componente dei dialoghi e dell’evoluzione della storia. Eppure questo primo esordio lo possiamo considerare come un semplice esperimento (riuscito benissimo, ma sempre un esperimento) e il regista stesso prenderà spunto da questo film per migliorarne tutti gli aspetti. Il risultato di questo miglioramento si chiama Pulp Fiction, ma questa è un’altra storia.