Contact, un film del 1997 diretto da Robert Zemeckis, basato sull’omonimo romanzo di fantascienza di Carl Sagan del 1985, che descrive un ipotetico primo contatto tra umani e alieni e alcune delle implicazioni etiche e religiose che ciò comporta, oltre a parlare in generale del rapporto fra fede e scienza. La versione cinematografica è stata scritta a grandi linee dallo stesso Sagan e da sua moglie Ann Druyan, e successivamente adattata a script dagli sceneggiatori. Il film è uscito nelle sale negli USA l’11 luglio 1997, mentre nelle sale italiane il 26 novembre 1997.
Da bambina Ellie Arroway di notte si alzava per ascoltare la sua radio ad onde corte con la speranza di captare voci misteriose. Dopo la morte del padre si dedica alla scienza, che le sembra in grado di dare quelle risposte che da sempre la tormentano. All’università le sue domande ancora senza risposta la spingono a specializzarsi nella ricerca di messaggi inviati da esseri extraterrestri. Nonostante lo scetticismo che la circonda Ellie mantiene salde le sue convinzioni. Finché un giorno…
Splendido psico dramma fantascientifico con una Jodie Foster mai così brava. Lungo, generoso e mai noioso il film di Zemeckis articola il suo discorso sula fantascienza “umanistica” partendo da un dato ormai assodato: gli alieni non si possono vedere (come Dio?) e all’uomo resta solo la pssibilità di “anelare” verso di essi. E’ in questa ricerca continua e ossessiva che risiede l’umanità del film; un film che rifugge da ogni possibile deriva filosofica (Kubrick ha già detto tutto) e da ogni tentazione epifanica di mostrare l’alieno (Spielberg). Zemeckis (regista tutt’oggi sottovalutatissimo a livello di critica) regala una perla di cinema umanistico, un cinema che sa essere profondamente morale pur non rinunciando allo splendore scenico (tecnicamente il film è ineccepibile) e alla densità di letture (nel film sfila ogni esemplare di varia umanità) e riuscendo a coagulare tutto dentro la profondità senza fine degli occhi di Jodie Foster. Ed è qui che il film regala anche uno spunto di riflessione al critico più esigente: Contact è un film che denuncia la crisi dello sguardo di fine millennio (del cinema incapace di rappresentare tutto) e apre realmente le porte ad un dibattito sulle derive della “rappresentabilità” come confine morale della macchina da presa.
Ci resta solo di poter ascoltare (o “sentire”… con tutto il cuore). Uno dei migliori film di fantascienza di sempre.