Ma mère, un film del 2004, diretto dal regista Christophe Honoré. Girato a Gran Canaria, è basato sull’omonimo e controverso romanzo incompiuto di Georges Bataille, i cui toni vengono inaspriti nella sceneggiatura del regista. Il film fu rifiutato a Cannes ma accettato al Taormina Film Fest.
Pierre, che ha trascorso l’adolescenza con i nonni e non è ancora maggiorenne, raggiunge i genitori per le vacanze estive e si trova davanti a un matrimonio a pezzi, in cui padre e madre si odiano e si tradiscono reciprocamente. Il padre li lascia per tornarsene in Francia ma muore improvvisamente. La madre, Hélène, che per l’ingenuo ragazzo incarna la purezza profanata da un padre ripugnante, gli rivela una sessualità perversa e con l’aiuto dell’amante Réa lo trascina verso il sadomaso e l’incesto.
Isabelle Huppert è la madre del buio. Già con altre opere (“La pianista“, “Violette Nozière“, “Un affare di donne“, “Il buio nella mente“) aveva riempito la sala di tagli (più a se stessa o agli spettatori?), qui forse rende ancora più appuntite le sue esplorazioni negli organi pericolosi dell’oscurità e dà al film lo strazio altero e finale di una tragedia greca. Certo, l’autore risente forse troppo delle sue passioni cinefile (Wong Kar Wai), ma ci dona molti momenti di assoluta bellezza (gli ultimi dieci minuti sono inarrivabili per dolore, follia, destino) e dei personaggi che useranno la nostra memoria come un coito.