Shining (The Shining) è un film del 1980 diretto da Stanley Kubrick, basato sul romanzo omonimo scritto da Stephen King nel 1977. Shining, tradotto fedelmente suonerebbe come “Il luccichìo” o “La luccicanza”, traduzione, quest’ultima, scelta per il doppiaggio italiano) rappresenta una tappa dell’itinerario di attraversamento-appropriazione-sfondamento dei generi cinematografici attuata da Kubrick nel corso della sua carriera.
Nel romanzo omonimo da cui il film è tratto, Stephen King rielabora in chiave thriller il topos caro alla letteratura della casa infestata da fantasmi, trasformandola in albergo e mettendola in rapporto con gli avvenimenti soprannaturali che vi accadono e che hanno per protagonisti un nucleo familiare composto da una coppia e dal loro unico figlio dotato di poteri paranormali. Shining è presto diventato un cult movie, entrato nell’immaginario collettivo ed è stato a volte classificato come il miglior film horror in assoluto.
Le origini
Jack Torrance (Nicholson), per trovare il giusto isolamento che gli permetterà di scrivere il suo romanzo, accetta l’incarico di custode invernale di un enorme albergo tra le montagne. Lo seguono la moglie e il figlioletto Danny. Quest’ultimo possiede poteri paranormali che gli permettono di vedere nel passato e nel futuro.
Shining è ispirato a un romanzo di Stephen King, grande scrittore di storie horror. Kubrick insieme alla scrittrice Diane Johnson procede a un accurato adattamento del libro per costruire la sceneggiatura.
“lo e Diane”, dice Kubrick, “discutemmo a lungo sul libro e poi compilammo un elenco delle scene che ritenevamo dovessero essere incluse nel film. Il finale del libro mi pareva un po’ convenzionale e non molto interessante. Volevo un finale che il pubblico non riuscisse a prevedere. Il finale con il labirinto è stato suggerito forse dalla scena con il giardino di piante potate a forma di animali che c’è nel romanzo”.
Riferimenti e filosofia
Shining ha comunque delle sorprendenti affinità con 2001. Le due opere, infatti, si situano nel “girone” fantastico, con una differenza: Shining appartiene all’horror-movie, mentre 2001 si può considerare un film di fantascienza. Strutturalmente, i due film, a una lettura per segmenti, appaiono costruiti in quattro movimenti.
Jack deve subire fino all’angoscia anche la rivalità del figlio (attaccato sempre più alla madre man mano che il padre precipita nella follia). Il figlio alla fine avrà la meglio sul padre, moderno minotauro armato di scure nel pauroso labirinto.
La sconfitta del padre è la sconfitta di un complesso edipico a livello storico: la data in cui essa avviene è il 4 luglio 1921, festa dell’Indipendenza degli Stati Uniti (questa data è segnata in margine alla fotografia che appare alla fine del film con Jack giovane in primo piano).
In Shining siamo spettatori di pullulanti mostruosità che permeano tutti gli interstizi dell’Hotel Overlook. La frontiera tra l’io e il mondo reale, tra il reale e l’immaginario nella schizofrenia va in frantumi e deflagra in inaudite e terrificanti visioni che Kubrick descrive con irraggiungibile bravura visionaria. Lo spettacolo di una mente scissa ci lascia stupefatti: il gelo delle nevi attraversa il corpo dello spettatore con effetti-shock devastanti.
La follia assume i segni visibili dello sdoppiamento (Danny e Tony il suo doppio, le sorelle gemelle che appaiono nella simmetria allucinante del corridoio simili ai “mostri” di Diane Arbus); la macchina Arriflex-BL portata in spalla da Garrett Brown esplora lo spazio, le scale, i muri da cui schizzano fiumi di sangue; frequenti travelling avanti e indietro e in laterale frugano tutto l’Overlook secondo una spaventosa geometria; dove il dolly non può arrivare, negli angoli nelle feritoie, su e giù per l’enorme scalinata occorre la Steady-CAM, una congegnata macchina per filmare dall’occhio ubiquo, “leggera come un tappeto volante” (dice Kubrick) e affatto silenziosa.
Alla fine si capisce come questa specie di incubo intellettuale, vicino alla follia abbia affascinato Kubrick.
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