Delizioso davvero L’assassino ha prenotato la tua morte del regista e produttore francese André Farwagi, laddove la storia messa in scena, ideata da Alain Morineau e sceneggiata dallo stesso Farwagi, non costituisce solo, come si potrebbe di primo acchito pensare, una rilettura moderna del mito di Edipo, ma anche un’interessante riflessione sul cinema e, va da sé, sul tempo (cos’altro è il cinema, almeno quello di valore, se non tempo, come segnalava Gilles Deleuze nel suo celebre L’immagine-tempo?). Si, perché l’inconsueta vicenda, che inizia con una magnifica sequenza in cui vediamo la sublime Anna Karina cavalcare forsennatamente, tenendo in mano la pellicola intorno alla quale gira l’intera narrazione, tratta frontalmente la questione del tempo, in questo caso orientano dal futuro (come per la celebre temporalità dell’Heidegger di Essere e Tempo), articolando un’interessante dialettica tra potenza e atto.
Lo spregiudicato uomo d’affari Max Topfer (Bruno Cremer) riceve da una sconosciuta in grado di prevedere l’avvenire (Karina) un breve filmato in cui lui stesso viene ucciso dall’industriale Breton (l’ottimo, come sempre, Jean Rochefort). Da qui comincia la surreale messa in scena, ambientata in un futuro prossimo (un futuro pensabile nel 1970, anno di uscita del film, e che ricorda non poco quello allestito da Jean-Luc Godard nel 1965 in Agente Lemmy Caution: missione Alphaville), in cui a far la prima apparizione è proprio una messaggera del tempo che, non potendo opporsi alla sua missione, si ritrova nella villa della persona a cui predice gli eventi futuri. Topfer, uomo di potere, con al seguito alcuni gregari che ne eseguono gli ordini, scosso da quella inquietante rivelazione, aggravata (rispetto alla profezia dell’oracolo di Edipo) dalla testimonianza visiva, tenta di risalire all’identità della giovane donna, e, soprattutto, di trovare colui che nel filmato lo uccide barbaramente. L’azione si svolge quasi interamente negli interni di una villa situata in una zona boschiva, e la regia è abile a dare dinamicità alle riprese, con numerosi e puntuali movimenti di macchina con cui vengono seguiti i personaggi nello sviluppo della vicenda.
Il futuro funesto con cui si confronta Topfer è la prova, in barba ai Megarici che la contestavano, della consistenza ontologica della potenza, giacché un fatto che ancora si deve verificare esiste già in forma di profezia, alla quale il protagonista cerca in tutti i modi di scampare. E il cinema, da questa prospettiva, dà forma, attraverso la rappresentazione, a immagini che fatalmente diventeranno realtà, rendendosi indistinguibili da essa.
Quando Deleuze creò il concetto di immagine-cristallo si ispirò per lo più alla ‘durata’ bergsoniana, una temporalità ‘altra’, emotiva, sacra (per utilizzare il gergo pasoliniano) che, situata nel passato, vive accanto, giustapposta, al presente, al tempo cronologico. Il filosofo francese, che certamente non amava Heidegger (nè la famosa filosofia delle tre ‘H’: Heidegger, Hegel, Husserl), quindi, considerava il cinema, il grande cinema, capace di restituire questa doppia natura del tempo, laddove nel passato, in cui risiede il movimento del divenire, si può fare esperienza di un surplus vitale che scardina il tipico atteggiamento intenzionale dettato dal predominio della ragione. Una filosofia, la sua, che cercava, eroicamente e creativamente, di balbettare l’impossibile, di ‘dire’ ciò che sfugge per sua natura alla presa del linguaggio. Il problema filosofico che interviene in L’assassino ha prenotato la tua morte (più significativo e pregnante è certamente il titolo originale francese: Le temps de mourir) è che il tempo si cristallizza in un’immagine foriera di morte, la quale si pone in contrasto con il vitalismo del divenire (quel vitalismo ontologico di Deleuze che sarà successivamente assai criticato dal suo allievo Alain Badiou) e, dunque, il futuro si presenta come un’assenza a cui viene dato drammaticamente corpo. Ma questa è un’operazione che comporta un eccesso di rappresentazione, perchè si assiste al tentativo titanico (ancora nell’ottica di riportare nell’intellegibile ciò che per natura non lo consente) di rendere visibile l’invisibile, laddove, semmai, sarebbe auspicabile il movimento inverso, ovvero lo sprofondamento del visibile nell’invisibile, una retrocessione, detto in altri termini, dalla rappresentazione alla presentazione (mutuando il gergo utilizzato da Badiou nel suo L’Essere e l’Evento).
A fronte delle numerose riflessioni che provoca, quindi, il film di Farwagi si rivela di assoluto valore, capace com’è di toccare questioni decisive, pur trattandole in modo discutibile. Un film denso, pieno, che invita lo spettatore a ripensare il proprio rapporto col tempo, con la morte e, non ultimo, con il cinema. Per tali ragioni consigliamo assai caldamente di recuperarne la visione.
Pubblicato da Sinister Film e distribuito da CG Entertainment, L’assassino ha prenotato la tua morte è disponibile in dvd, in formato 1.66:1, con audio in italiano e orginale (DD Dual Mono), con sottotitoli opzionabili. Nei contenuti extra la galleria fotografica.
Luca Biscontini
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