Il titolo del film, “FUOCO E FUMO”, nasce da una frase di Disraeli in cui si afferma che “il coraggio è fuoco e il bullismo è fumo”: a questa frase è direttamente collegata un’altra di T. Merton in cui si dice che “è il fuoco che ci riscalda e non il suo fumo”.
Nel corso del film le negatività del bullismo vengono messe in risalto in tutti i modi e con intensità crescente, insistendo volutamente sul ripugnante comportamento dei bulli e sulla loro assoluta nullità umana e mentale.
Il film si propone di esaminare il bullismo sotto varie angolazioni, rinunciando però volontariamente a toccare anche il tasto del cyber bullismo. Ciò soprattutto per un discorso prettamente visivo e d’impatto sullo spettatore, oltre al fatto che trattasi di una particolare deviazione sviluppatasi negli ultimi anni e che, pur manifestandosi in forma diversa, ha le stesse origini umane e psicologiche di quello classico e determina le identiche situazioni.
L’esame approfondito del fenomeno scaturisce dalle frequenti considerazioni fra i ragazzi, dai loro discorsi e da quelli del personale scolastico ed emergono altresì le conseguenze psicologiche che esso può determinare su chi lo subisce. Si pone anche moltissima attenzione al ruolo che può avere la Scuola, facendo chiaramente intuire la sua importantissima funzione sociale nella formazione culturale ed umana dei ragazzi. D’altro canto spicca la pochezza mentale dei bulli, la cui unica forza scaturisce dall’appartenenza al branco e si evidenzia in modo crudo la loro totale mancanza di ogni riferimento sociale ed umano. Anche il loro linguaggio, oltre che volgare, appare volutamente povero e quindi proporzionato alla miseria mentale dei bulli stessi.
Viene messo nella giusta evidenza come il bullismo rappresenta l’anticamera del razzismo più efferato non solo nei confronti dei diversi ma anche di coloro che non la pensano allo stesso modo.
La vicenda si sviluppa alternando momenti tipicamente da noir ad altri come la classica storia di formazione e pertanto nel film si noterà più di uno stile anche se, per come si conclude la storia, l’elemento thriller è quello più evidente. Il finale, per quanto positivo, sarà aperto e lascerà un pò di amaro in bocca allo spettatore.
Per certi versi, credo che questo film, a prescindere da come poi verrà accolto, sia la cosiddetta “opera della maturità”. Lavorare con tutti questi ragazzi mi ha dato non solo molti stimoli, ma mi ha permesso di esplorare cose di questo mestiere che fino a questo momento ignoravo del tutto. Prima di tutto l’approccio alla direzione degli attori che sono tutti ragazzi dell’ITE Toniolo di Manfredonia senza alcuna esperienza in campo cinematografico: per la prima volta, credo davvero di aver sviluppato un senso della direzione degli interpreti che fino a questo momento neanche lontanamente avevo. Raccontando il mondo degli adolescenti ed essendo il film interpretato da adolescenti, ho chiesto loro di guidarmi appunto in un contesto che, per motivi anagrafici, conoscono meglio di me; soprattutto, ho voluto che non recitassero, ma che fossero semplicemente loro stessi e che si limitassero solo ad assimilare le caratteristiche dei personaggi che interpretavano, in modo poi da capire l’arco evolutivo (se c’era) nel corso della storia.
Anche da un punto di vista registico ho cercato il più possibile di adeguarmi a loro e non il contrario. Lo stile è improntato al massimo realismo, diretto e crudo. E’ stata la prima volta in cui ho utilizzato interamente macchina a mano e focali molto lunghe in modo da non essere invadente e, allo stesso tempo, riprenderli come se fosse la loro quotidianità. Non ho segnato neanche posizioni, né davo determinate direttive sui movimenti: era tutto molto libero. Se volevano cambiare posizione erano liberissimi di farlo, se volevano approcciarsi in maniera differente alla scena tra un ciak e l’altro anche; ero io che seguivo loro. Addirittura nella scena della scorribanda notturna dei bulli neanche sapevo cosa avrebbero fatto mentre li filmavo.
Il regista di riferimento è stato come già detto in precedenza Stefano Sollima.
Chiaramente, pur svolgendosi al sud, la storia ha un respiro molto ampio; le dinamiche e gli episodi rappresentati possono succedere ovunque e sono comprensibili per chiunque.
La lavorazione è stata davvero bellissima e come esperienza è stata davvero formativa per me, soprattutto da un punto di vista umano.
Patrocinio: Regione Puglia, Comune di Mattinata, Parco nazionale del Gargano
Titolo: FUOCO E FUMO
Origine: Italia
Anno: 2017
Durata: 86’
Genere: Noir
Produzione: Indiemovie con la collaborazione dell’ I.T.E. Toniolo di Manfredonia
Regia: Stefano Simone
Interpreti: Gianmarco Carbone, Désirée Manzella, Michele Renzullo, Antonio Rignanese, Marco Trotta, Luca Nobile, Melissa Salvemini, Enzo Misuriello, Luca Ferrandino, Giorgia Croce, Luca Ciuffreda, Matteo Perillo, Filippo Totaro, Siponta De Leo, Ciro Salvemini, Pellegrino Iannelli
Scritto da: Matteo Simone con la collaborazione di Simone Giusti e Gordiano Lupi
Musiche: Luca Auriemma
Effetti speciali: Mariangela Spagnuolo
Fonico: Daniel Leporace
Aiuto regista: Marco Caputo
Sinossi
Analisi del fenomeno del bullismo in una sua classica manifestazione, quella scolastica. Storia di due gruppi di ragazzi, uno senza riferimenti sociali ed aggressivo fino alla violenza e l’altro che, pur sottoposto ad una serie di vessazioni, cerca di reagire civilmente sperando in una durata limitata di quel comportamento.