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Baby Boss, l’irriverente commedia animata che omaggia il design fumettistico di Chuck Jones e Clampett

Baby Boss è l’irriverente trasposizione cinematografica dell’omonimo best seller di Marla Frazee. Diretta da Tom McGrath e doppiata da Alec Baldwin e Tobey MacGuire, la pellicola è distribuita da 20th Century Fox e disponibile nelle sale cinematografiche dal 20 Aprile 2017.

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Baby Boss, l’irriverente commedia animata che omaggia il design fumettistico di Chuck Jones e Clampett. Disponibile in streaming su Netflix e Prime Video.

Sinossi
Tim è un bambino di 7 anni amato e coccolato da due genitori amorevoli. La sua infanzia procede incantata fino al giorno in cui, a bordo di un taxi, arriva il piccolo fratellino in giacca e cravatta che, lentamente, gli sottrae tutte le attenzioni dei familiari. Il bambino inizia così una dura lotta contro Baby Boss e la sua gang di neonati parlanti, intenzionati a divenire l’immagine dei figli perfetti. Davanti all’impossibilità di convivere insieme in modo pacifico, Baby Boss propone a Tim un accordo: se lo aiuterà a dimostrare agli adulti che i bambini sono meglio dei cuccioli, lui tornerà nella Baby Corp. e scomparirà per sempre dalla sua vita…

Baby Boss: il punto di vista dei bambini

Ispirandosi all’omonimo best seller di Marla Freeze, il regista Tom McGrath – divenuto celebre grazie a Megamind – firma Baby Boss, un’irriverente commedia animata che, omaggiando il design fumettistico di Chuck Jones e Clampett, mescola sapientemente ironia, comicità e humor nero. La vicenda viene infatti raccontata dal punto di vista di Tim, un bambino di 7 anni che interpreta l’arrivo del fratellino come una cospirazione ordita da una gang di neonati che vuole screditarlo agli occhi dei suoi amati genitori. Il pubblico, quindi, sin dai primi fotogrammi, viene catapultato nella storia attraverso i suoi occhi e la sua fervida immaginazione che si modifica nel corso dell’opera, dividendola idealmente in due parti.

L’amore conteso

In un primo momento, quindi, la pellicola è interamente incentrata sullo scontro tra due estrosi protagonisti, opposti tanto nel temperamento quanto nelle aspirazioni personali. Tim, il grande, vuole continuare a essere amato e coccolato dai suoi genitori che condividono con lui sogni e avventure nello spazio; Baby Boss, invece, vuole fare carriera nella Baby Corp. e diventare importante come il suo idolo, Super Colossale Gran Ciccio Baby Boss, completamente indifferente a qualsiasi forma di affetto familiare, vista piuttosto come una deleteria debolezza. Le azioni centrifughe dei due fratelli, dunque, si articolano come una frenetica successione di gag in stile slapstick comedy che gioca con le loro reciproche debolezze e i loro rispettivi punti di forza.

Baby Boss: le differenze uniscono

Nella seconda parte, invece, il loro rapporto cambia e si modifica giorno dopo giorno tanto che i protagonisti si conoscono meglio e scoprono che si completano proprio grazie alla loro esorbitante diversità. L’ironia di sottofondo si sposta su un piano più generale ed estesa ad indagare il mondo degli adulti e le dinamiche che ne scandiscono le giornate. I due protagonisti, ormai complici, ricordano non soltanto ai loro genitori, ma a tutti gli spettatori adulti, l’importanza di avere un’infanzia felice, fatta di coccole, amore e tempo passato in famiglia. I bambini, infatti, crescono rapidamente, cambiano e maturano talmente in fretta che non si può fermare il tempo, o riavvolgerlo per modificare il passato.

Bisogna vivere al meglio il presente e mettere la famiglia sempre al primo posto, perché sarà soltanto lei a condividere con noi le nostre gioie e a supportarci nel momento del bisogno, indipendentemente da tutto il resto.

Martina Calcabrini

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