“Quando Igor era giovane ha perduto suo padre a causa di sua sorella. Una volta cresciuto, tenta in tutti i modi di far pace con il suo passato, ma qualcosa gli impedisce di lasciarsi tutto alle spalle. Qualcosa di molto inquietante”.
È la trama riportata sul retro della fascetta dell’indipendente My little sister, vincitore dell’edizione 2016 del Fantafestival di Roma e reso disponibile su supporto dvd da CG (www.cgentertainment.it).
Una trama che, in realtà, lascia poco immaginare quale tipologia di atmosfere e di riferimenti al cinema dell’orrore caratterizzino la terza fatica registica di Maurizio e Roberto del Piccolo, autori di The hounds e Evil souls.
Perché, se non risulta affatto privo di un palese omaggio all’hitchcockiano Psycho, è chiaro che l’ambientazione boschiva e il fatto che ne sia protagonista un individuo ritardato e mascherato pronto a mietere vittime non può fare a meno di richiamare alla memoria la saga di Venerdì 13; tanto più che, come nel reboot datato 2009 delle imprese di Jason Voorhees, abbiamo anche una ragazza rapita.
Sebbene rispecchi maggiormente quello del Leatherface dei Non aprite quella porta il mostruoso look sfoggiato dall’omicida, pronto a strappare facce alle proprie vittime, quando non ricorre all’utilizzo dell’accetta.
Nel corso di circa un’ora e un quarto di visione davvero non priva di splatter e che, al di là di un videoclip, offre nella sezione extra del disco un brevissimo making of, il cortometraggio L’intruso e interviste agli attori David White, Mattia Rosellini, Saverio Percudani e Holli Dillon.
Ma non è l’unica novità “da paura” targata CG, in quanto la sua etichetta Sinister Film provvede a lanciare nel mercato dell’home video digitale tricolore una autentica rarità, uno di quegli oggetti di culto in fotogrammi che i collezionisti di audiovisivi degni di questa classificazione hanno atteso per anni in una edizione ufficiale (qui, oltretutto, restaurato): Le diavolesse, del 1971, esordio registico per il francese Bruno Gantillon, in seguito dedicatosi quasi esclusivamente al piccolo schermo.
Trattasi di una favola nera che prende il via dalle amiche Françoise e Anna, ovvero Mirelle Saunin e Michèle Perello, le quali, rimaste con l’automobile in panne nel bel mezzo della campagna, pernottano in un pagliaio che sembrerebbe tranquillo, se il mattino seguente la seconda non scomparisse nel nulla.
Un evento inaspettato che porta a gettarsi nella sua ricerca la prima, la quale viene indirizzata dal sinistro nano Gurth alias Alfred Baillou verso un vicino castello in cui viene accolta dalla misteriosa Morgana, interpretata da Dominique Delpierre e circondata da tre ancelle-schiave.
Da qui, con quest’ultima che s’innamora di Françoise, tanto da chiederle di entrare a far parte della combriccola in cambio di felicità e ricchezza imperiture, si concretizza progressivamente un elaborato tempestato di nudità femminili, danze sensuali e pratiche saffiche.
Un elaborato che spinge da un lato a pensare a determinati elementi presenti nei lavori dello spagnolo Jess Franco, dall’altro agli stilemi tipici del cineasta d’oltralpe Jean Rollin, specializzato in vampire lesbiche.
Con le avvolgenti atmosfere confermate anche dal cortometraggio Un couple d’artistes, diretto un anno prima dallo stesso Gantillon e posto tra i contenuti speciali insieme al trailer e alla galleria fotografica.
Ed è una galleria fotografica ad accompagnare anche un’altra interessantissima riscoperta targata Sinister: La notte dei demoni, firmato nel 1971 dal Michel Levesque che fu scenografo per il “Re delle tette” Russ Meyer e da non confondere con l’omonima pellicola concepita diciassette anni più tardi da Kevin S. Tenney.
Infatti, mentre in quel caso avevamo una vicenda proto-La casa a base di giovani zombescamente posseduti nella notte di Halloween, in questo cult della sporca cinematografia degli anni Settanta si racconta di una banda di scalmanati motociclisti che, comprendenti il Barry McGuire noto per aver inciso la hit di protesta Eve of destruction e vittime di un rituale ad opera di una setta di monaci satanisti durante una scorribanda notturna, dopo essere stati sacrificati al demonio vedono ricadere su loro una maledizione che ne vuole uno destinato a trasformarsi in lupo mannaro.
Un lupo mannaro debitore nell’estetica in parte a quello incarnato da Lon Chaney Jr. nel classico Universal L’uomo lupo, in parte ai modelli cui ha concesso anima e corpo Paul Naschy alias Jacinto Molina nell’ambito della mitica serie iberica incentrata sul personaggio di Waldemar Daninsky.
Un lupo mannaro che non manca di far schizzare liquido rosso vernice nei momenti in cui, appunto, entra in scena per dedicarsi alle attesissime uccisioni; al servizio di un curioso, veloce e tutt’altro che lungo mix di film di licantropia e biker movie tipico del periodo che vide spopolare Easy rider – Libertà e paura di Dennis Hopper… fino all’epilogo con fuoco e fiamme.
Francesco Lomuscio