Analizziamo Debito di sangue (2002) e Fino a prova contraria (1999) con Clint Eastwood.
Debito di sangue
Debito di sangue (Blood Work) è un film del 2002 diretto e interpretato da Clint Eastwood. Il soggetto, tratto dall’omonimo romanzo di Michael Connelly, riguarda la sfida tra un serial killer e un agente dell’FBI cui però sopraggiungono gravi problemi di salute.
Los Angeles: dopo essere andato in pensione a causa dei gravissimi problemi cardiaci che lo hanno costretto a un trapianto, l’agente federale Terry McCaleb vive su un piccolo battello attraccato nel porto di San Pedro. Quando scopre che la donatrice del suo cuore è una giovane donna ispanica rimasta vittima dell’assassino seriale a cui per anni McCaleb ha dato la caccia, decide di rimettersi sulle tracce del criminale.
In oltre trent’anni di regia, Eastwood non si è mai lasciato distrarre da presunzioni e vezzi, non si è mai atteggiato ad “autore”, preferendo seguire l’onesta strada del grande artigianato hollywoodiano. Debito di sangue, tratto dal romanzo di Michael Connelly (sceneggiato da Brian Helgeland), non è solo un bel thriller, pieno di rimpianti: è anche un’esemplare dichiarazione di poetica.
Fino a prova contraria
Fino a prova contraria (True Crime) è un film del 1999 diretto da Clint Eastwood, tratto dal romanzo Prima di mezzanotte di Andrew Klavan. In Italia è uscito il 30 aprile 1999..
True Crime (1999)
Directed by Clint Eastwood
Shown: Clint Eastwood
Un cronista attempato, donnaiolo, con fiuto per le notizie e i giochi sporchi, si sta disintossicando dall’alcol. La rinnovata lucidità, insieme alla morte di una giovane collega che era sulle tracce di un colossale errore giudiziario, risveglia il suo sesto senso. Mancano poche ore all’esecuzione di un nero condannato a morte per omicidio; forse non è colpevole.
Nel calibrato montaggio tra la sbalestrata vita quotidiana del reporter e le ultime ore del condannato, il ritmo del film progressivamente cresce, culmina con un impagabile dialogo in puro stile commedia tra il cronista Eastwood. Il direttore del giornale James Woods, si fa affannoso nelle ultime ore e minuti.
Un Eastwood minore; ma più elegante, diretto e coinvolgente di molti dei film simili. Su tutto, una certa, solitaria malinconia.