In un arco di tempo che va dal 1958 ai primi anni ’80, stefania rocca racconta la storia della famiglia Franza, una famiglia patriarcale veneta che attraversa i grandi cambiamenti storici che hanno portato le donne a lottare per guadagnarsi la parità e i diritti civili.
“Mi sono resa conto che una delle più grandi rivoluzioni del nostro Paese – il ruolo delle donne nella famiglia e nella società – non era mai stata veramente raccontata”, racconta Cristina Comencini, autrice del soggetto – “dagli anni Cinquanta a oggi tutto è mutato nei rapporti di coppia, nel matrimonio, nel lavoro, nel rapporto con i figli, proprio perché le donne si sono emancipate, hanno cercato un nuovo modo di lavorare, amare, sposarsi e stare insieme”.
Tra tensioni, conflitti e ribellioni, il potere della figura paterna – il classico padre all’antica, interpretato da Alessio Boni – viene sostituito dalla tenacia e dalla lungimiranza delle tre figlie e della madre.
Cristiana Capotondi interpreta la primogenita, Maria Teresa, che fin dalla più tenera età capisce di doversi guadagnare un ruolo all’interno della famiglia, prima, e poi nella società, per realizzare il suo sogno di studiare chimica. “Quella di Maria Teresa – spiega Capotondi – è una piccola rivoluzione pacifica”.
“Affrontare Di padre in figlia ha significato per me, ancora una volta, l’impresa difficile e importante di raccontare il mio paese, la sua storia, le sue trasformazioni” – spiega il regista Riccardo Milani – “Una famiglia italiana che come tante famiglie italiane ha affrontato il dopoguerra. E il nostro dopoguerra spesso ha significato emigrazione. Non è ovviamente casuale il fatto che i titoli di testa delle quattro puntate siano le immagini vere dei nostri migranti che dalla loro terra sono partiti per raggiungere terre straniere e impiantare lì le loro vite”.
Nel cast, accanto alla Capotondi e a Boni, anche Denis Fasolo, Alessandro Roja, Demetra Bellina, Roberto Gudese. “La cosa più importante per Giovanni Franza era il riscatto economico” – interviene Alessio Boni – “era un uomo che non era stato educato a certi tipi di sentimenti, il patriarcato in quell’epoca era la norma, e non aveva i codici per poter dare consigli alla figlia. Non era un tiranno, era semplicemente un uomo degli anni ‘50”.
“Non c’è solo l’evoluzione della donna” – dice Francesca Marciano, sceneggiatrice della serie insieme a Giulia Calenda e Valia Santella – “raccontiamo dei personaggi imperfetti e analfabeti dal punto di vista dei sentimenti; i loro figli, al contrario, sanno essere più consapevoli”.
Prodotta da Rai Fiction e Bibi Film Tv, Di padre in figlia va in onda in prima serata su Rai1. “Qui la Rai fa il suo mestiere” – conclude il produttore Angelo Barbagallo – “affronta temi legati alla nostra memoria, e purtroppo noi viviamo in un paese che ne ha poca, per tornare alla storia dei nostri genitori. È un progetto che mi dà grande soddisfazione”.
Alessio Paolesse