Sinossi: Due sorelle americane che sembrano dotate di sensibilità soprannaturale (interpretate da Natalie Portman e Lily Rose Depp) e il presidente di una casa cinematografica francese sull’orlo della crisi (Emmanuel Salinger) sono accomunati dall’intento di sorprendere il pubblico mettendo in scena spettacoli inusuali. Dopo essersi incontrati a Parigi, ciascuno sperimenta nuove sensazioni che legheranno per sempre le loro esistenze, mentre l’Europa scivola verso i pericoli dell’estremismo e della guerra.
Recensione: Costruito con l’eterea materia del ricordo come antefatto a un prologo datato 1943, Planetarium racconta gli anni Trenta di una Parigi da bere tra calici di champagne e nuvole di fumo, tra sedute di preteso spiritismo e set di pretesa Settima Arte, con cui si inseguono polvere di stelle e sogni di successo che la crudeltà umana esaltata dall’imminente guerra mondiale fatalmente renderà ancora più effimeri. L’evanescenza degli stessi personaggi, due sorelle medium di cui si sa solo che provengono dagli Stati Uniti e un produttore cinematografico di cui si scoprono tardivamente le origini, rischia di stordire il pubblico senza consentirgli alcuna empatia. Tutto è fugace, a partire dal fotogramma su cui è impostata la campagna di distribuzione del film: la scena con le due protagoniste che fumano ad occhi chiusi, fra le bolle di sapone di una vasca da bagno, occupa solo una manciata di secondi sulla time-line e gli spettatori riescono a intravvederla appena, ma è una scena suggestiva che richiama il ben più solido lavoro di Bernardo Bertolucci, The dreamers (2003), in cui spiccava l’attore Louis Garrel che invece qui ricopre un ruolo marginale.
A Roma per presentare a Rendez-vous questo e un altro film (Mal di pietre, 2016), Louis Garrel ha divertito giornalisti e pubblico parlando in ottimo italiano e raccontando di essersi trovato sotto i riflettori davanti a Natalie Portman, durante le riprese di Planetarium, senza altra indicazione da parte della regista se non quella di farla ridere. Dopo che Rebecca Zlotowsky, pure lei presente, ha risposto alla domanda di una spettatrice facendo proprie le parole pronunciate da un personaggio di Planetarium secondo cui si fa cinema per poter provare le emozioni che non si è riusciti a vivere altrimenti, l’attore francese (regista di Les deux amis, 2015) si è dissociato dall’affermazione. Zlotowsky ha poi detto di aver girato quasi tutto il lungometraggio in studio e di essersi avvalsa all’interno del cast tecnico di un direttore artistico, figura solitamente prevista negli Stati Uniti ma non nel cinema francese, il quale le ha consigliato di truccare il sopracciglio destro di Lily Rose Depp in modo da far risaltare la diversità del suo personaggio di medium, il suo essere “speciale”.
Inoltre, la regista francese ha dichiarato che con questo suo terzo lungometraggio ha voluto omaggiare le proprie origini polacche e sottolineare il clima di paura e di odio che si respirava alla vigilia della seconda guerra mondiale, del quale individua pericolose analogie col presente. Ma quando uno spettatore le ha chiesto se Planetarium è un film nel film, ha risposto un secco “oui” e ha concluso l’incontro dicendo di rendersi conto che era ora di cena e il pubblico aveva fame.
Lucilla Colonna