Fra le figure politiche nella storia del novecento, molte sembrano essersi dissolte lasciando una scia di domande e misteri da colmare. Fra di esse spicca senza alcun dubbio la figura di Alcide De Gasperi, lo statista Trentino, la cui famiglia aveva vissuto per molti anni a poca distanza dal Monte Bondone, e che nacque nell’allora impero austro-ungarico, alla confluenza di due valli in un paese denominato Pieve Tesino per poi prendere il volo e seguire i suoi alti ideali.
Poco socievole, intimista, riflessivo e chiuso, era però anche fermo nelle sue sceltezza e sicuro dei percorsi da seguire. Un bel tratto di personalità acuto, intuitivo e curioso che spesso si lasciava assorbire interamente dai suoi pensieri. Poteva essere distaccato eppure ipersensibile, intenso e in grado di immaginare il mondo in modo totalmente diverso. Su di lui molte sono ancora le domande che cercano una risposta e molti gli interrogativi che si dipanano fra i meandri della storia.
Franco Mariotti, con la collaborazione di Lilia Ricci, dell’Associazione Amarcord, dell’Istituto Luce Cinecittà, ha cercato di restituirci l’intera figura dello statista e di colmare i vuoti che ancora circondano questo personaggio nel 70esimo anniversario della Repubblica e alla vigilia dei 60 anni dalla firma dei patti di Roma del marzo 1957, istituiti della Comunità Economica Europea.
La bellezza dell’opera intitolata: Alcide De Gasperi. Il miracolo incompiuto, con la partecipazione di Remo Girone e Antonio Spagnuolo, uscita nel 2016, presentata al BIF&ST di Bari e proiettata in molte sale italiane, sta soprattutto nella capacità del regista di seguire due registri narrativi: uno più intimistico, quello del padre di famiglia attento e presente pur con i suoi mille impegni, l’altro più sociale, quello del politico che non aspira al potere ma che diviene padre del sogno europeo e guida la popolazione a perseguire un fine più alto di quello meramente materialistico.
“Un politico guarda alle prossime elezioni. Uno statista guarda alla prossima generazione“, una frase che già da sola ci indica quali fossero le priorità di questa figura complessa e dalle molteplici sfaccettature. Figlio di un maresciallo maggiore della gendarmeria locale tirolese, aveva il rigore della correttezza e la tenerezza, che traspare in molte immagini; gli occhi di una persona che osserva la vita con amore. Franco Mariotti con grande onestà intellettuale mette in evidenza questi aspetti che sono fondamentali per comprendere gli avvenimenti e le situazioni di quel particolare momento storico. La stessa figlia Maria Romana, intervenuta ad una delle proiezioni del film a Roma, lo ha descritto come un uomo rigoroso, onesto e dedito a cercare il bene della comunità ben lontano dal suo personale tornaconto. E questo forse è anche il motivo per il quale la Chiesa Cattolica lo annovera fra i servi di Dio ed ha istituito una causa di beatificazione. A Maria Romana, pochi giorni prima di morire, disse: “Adesso ho fatto tutto ciò ch’era in mio potere, la mia coscienza è in pace. Vedi, il Signore ti fa lavorare, ti permette di fare progetti, ti dà energia e vita. Poi, quando credi di essere necessario e indispensabile, ti toglie tutto improvvisamente. Ti fa capire che sei soltanto utile, ti dice: ora basta, puoi andare. E tu non vuoi, vorresti presentarti al di là, col tuo compito ben finito e preciso. La nostra piccola mente umana non si rassegna a lasciare ad altri l’oggetto della propria passione incompiuto“.
L’omaggio di Mariotti appare dovuto se si pensa che lo statista ebbe il duro compito di tenere unito il paese in un momento di grande difficoltà, come lo fu quello del dopo guerra, e contribuì non soltanto alla costruzione di una Italia unita, ma anche ad una Europa unita, tanto che il suo nome viene accostato a quello del francese Robert Schuman, del tedesco Konrad Adenauer e dell’italiano Altiero Spinelli.
I cinegiornali, i filmati dell’epoca, le foto, le prime pagine dei giornali e dei quotidiani dell’epoca, oltre alle testimonianze di quanti ebbero modo di conoscerlo, insieme ad altri che lo hanno studiato e ad altri ancora che rappresentano i pilastri della cultura contemporanea, lasciano emergere una figura a tutto tondo sorretta da principi solidi mai scalfiti da un pensiero negativo quanto piuttosto dall’instancabile ricerca di conoscenza. Pagò in prima persona il suol antifascismo lasciando un messaggio di coerenza nella buona e nella cattiva sorte. Resta indelebile una delle sue frasi più significative:”Come italiano non vi chiedo nessuna concessione particolare, vi chiedo solo di inquadrare la nostra pace nella pace che ansiosamente attendono gli uomini e le donne di ogni Paese che nella guerra hanno combattuto e sofferto per una mèta ideale“.
Paola Dei