Dall’8 febbraio al 17 maggio 2017 ogni secondo e terzo mercoledì del mese, alla Sala Umberto di Via della Mercede, Roma, va in scena la prima edizione della rassegna “Classici del secolo futuro” – Quattro scritture senza paura, un progetto firmato Stap Brancaccio, Accademia Professionale di regia e drammaturgia. Il format è ideato dal direttore artistico dell’Accademia Lorenzo Gioielli e prodotto da Sala Umberto grazie al suo direttore artistico Alessandro Longobardi.
La rassegna si basa su un percorso di riscrittura contemporanea di alcuni autori classici del teatro: Cechov, Shakespeare, Beckett e Pirandello. Quattro spregiudicate riscritture che hanno come obiettivo quello di restituire al pubblico il nucleo pulsante e vivo del concetto stesso di “classico”, opere imprescindibili che raccontano l’umanità.
Dall’Otello di William Shakespeare, Lorenzo Caldarozzi, Alberto Fumagalli, Alice Hardouin Bertini, Francesco Massaro, Silvia Parasiliti Collazzo e Federico Gatti, scrivono e interpretano una divertente e scanzonata rivisitazione della celebre opera teatrale. Un’ora al massimo – così prevede il progetto – per raccontare una storia di sospetti, invidie e gelosie.
Gli attori si muovono sul palco e, al limite della danza, giocano con il pubblico e con loro stessi al ritmo di una scrittura rapida e attenta. E lo spettatore segue, con crescendo interesse, l’idea – ben riuscita – di adattare la tragedia shakespeariana tra gli spazi di una cucina di un ristorante. Otello è il proprietario, con lui c’è Desdemona, la sua incantevole compagna. Cassio è il primo chef. Roderigo, il lavapiatti, Emilia, la cameriera e suo marito Iago, l’aiuto cuoco con ambizioni di potere.
L’Otello degli allievi dell’Accademia Professionale Stap Brancaccio lavora sui tempi della commedia, senza una scenografia e con pochi oggetti di scena, per raccontare, senza paura e con spirito, ora di provocazione, ora di ironia, un classico lungamente celebrato e interpretato, e non hanno paura di asciugare da un certo intellettualismo un’opera che nel midollo restituisce un’umanità imprescindibile.
Con una tale rivisitazione della tragedia shakespeariana sarà dura per lo spettatore annoiarsi; in altre parole, gli attori, sostenuti dai docenti dell’Accademia, raggiungono il loro obiettivo: afferrare l’inafferrabilità del classico, per questo ci auguriamo che l’esperienza maturata con lo Stap Brancaccio porti ancora sul palco questo coraggio e questo spirito di rinnovamento per riavvicinare un pubblico sempre più grande alle opere fondamentali.
Il progetto “Classici del secolo futuro” torna il 12 e 19 aprile con “Aspettando Godot” di Samuel Beckett e il 10 e 17 maggio “I Giganti della montagna” di Luigi Pirandello.
Alessio Paolesse