A oltre 50 anni dai suoi primi scatti, viene celebrata a Roma presso il Teatro dei Dioscuri al Quirinale da Istituto Luce-Cinecittà, l’arte di Pino Settanni. Un’importante mostra sui reportage realizzati dell’artista nei Balcani e in Afghanistan per raccontare in un percorso espositivo di oltre 80 scatti uno dei più importanti protagonisti della fotografia italiana.
Popolare e amato dal pubblico soprattutto per la sua opera in studio – dai ritratti al mondo del cinema e della cultura (da Fellini a Sergio Leone, da Alberto Moravia a Monica Vitti), alle serie creative sui tarocchi e sui nudi – la mostra organizzata da Istituto Luce-Cinecittà celebra un Settanni differente e per certi versi inedito. Il Settanni dei reportage nei Balcani e in Afghanistan, attraverso una galleria di scatti che testimoniano un mondo spesso visitato dal fotogiornalismo e dai media, ma che l’artista italiano è stato capace di ritrovate tra le cicatrici della guerra e le forme della distruzione in una veste inedita e originale.
Un’esperienza che nasce negli anni ’60, quando Settanni ancora ragazzo lavora come operaio all’Italsider vicino Taranto. Inizia a scattare il Sud Italia – un sud che non lascerà mai – tornando a fotografare i tanti meridioni del paese, impressi in un bianco e nero espressivo, su temi popolari e paesaggi familiari. L’esposizione inizia proprio da qui, con la sezione ‘Sud 1966 – 1980”. Nei primi piani dei ragazzini, alle geometrie corali delle piazze, in Settanni emerge un senso della messa in scena che anticipa il legame dell’autore con il cinema, ma anche di una persona intimamente legata al suo Sud. Il senso estetico prevale sulla denuncia e nell’obiettivo dell’artista emerge tutta l’umanità del Mezzogiorno.
Lo stesso sguardo presente nella sezione “Balcani 1998-2003”, quando su commissione dell’Esercito Italiano impegnato in missione di pace viaggerà ripetutamente nei Balcani, visitando Sarajevo, Mostar, il Kosovo e l’Albania. I paesaggi ammutoliti dalla guerra, le macerie dei palazzi e dei ponti distrutti, Settanni trova quella paradossale bellezza capace di ridare vita e dignità ai protagonisti delle sue foto. Una sensibilità artistica che attraverso la posa, la composizione e il colore, restituisce, ancora una volta, umanità ai suoi soggetti. Fuori dal realismo e dall’inchiesta, Settanni cerca l’estetica dei colori e degli oggetti, e attraverso il suo obiettivo trova la vita dove l’occhio vede solo distruzione.
Un programma poetico che si corona nella sezione “Afghanistan 2002 – 2005”, dove il protagonista dei suoi scatti sono le donne. Quelle nascoste dai burqa, sfiancate dai lavori estenuanti e dall’indifferenza degli uomini.
Come osserva il sociologo Domenico De Masi, in una nota al catalogo della mostra, edito da Contrasto, ci troviamo di fronte a un ‘reportage sui perdenti’. Ma perdenti che sono l’attualità e contingenza del nostro mondo, un mondo che non smette di essere urgente e presente.
Organizzata e promossa da Istituto Luce-Cinecittà, la mostra è a cura di Monique Settanni, Enrico Menduni e Gabriele D’Autilia, aperta al pubblico dal 29 marzo al 28 maggio 2017.
Alessio Paolesse