« Salutato dalla critica come uno dei migliori lavori del cinema indipendente, “Diciotto anni dopo” conta su una regia fresca, ingenua, interamente studiata sulle diverse profondità di campo».
“Abbiamo scritto la sceneggiatura perché sognavamo di divertirci nel recitare quei due personaggi. Solo recitarli.” Così, nelle note di regia, il giovane attore romano Edoardo Leo, già autore della divertente sitcom Ne parliamo a cena (2008), spiega come sia nata l’idea di girare la sua opera prima. Aspettando che li dirigesse un regista che non è mai arrivato, Leo, andando oltre al proprio personaggio, comincia ad immaginarsi la storia nella sua globalità, dedicandosi ad ogni carattere, così che ogni personaggio ha pian piano acquisito un corpo ed una struttura tali da essere credibile e ben delineato.
Dopo diciotto anni di lontananza, i due fratelli Mirko (Edoardo Leo) e Genziano (Marco Bonini) si rincontrano al funerale del padre. Mirko, trentacinquenne balbuziente, lavora nella periferia romana, nell’officina del padre. Genziano (Marco Bonini) vive a Londra con il nonno materno ed è un broker scontroso ed irrisolto, completamente dedito al lavoro. Alla morte del padre, Genziano ed Enrico, il nonno materno (Gabriele Ferzetti), ritornano in Italia. Dopo il funerale, l’avvocato darà loro una lettera nella quale il padre chiede ai due figli di essere cremato e posto accanto alla tomba della moglie, morta diciotto anni prima in un paesino della Calabria. A Roma rimarranno Mariella (Sabrina Impacciatore), il figlio piccolo ed Enrico, cercando di scoprire cosa abbia fatto litigare i due fratelli tanti anni prima. Nel frattempo, Mirko e Genziano partono per la Calabria e cominciano faticosamente ad aprirsi l’uno con l’altro fino a riconciliarsi.
Dopo più di dieci anni di lavorazione per la sceneggiatura, i due attori italiani Edoardo Leo e Marco Bonini preparano una storia che non ha nulla di autobiografico, ma in cui ogni cosa nasce per il puro gusto del racconto, ed in cui in ogni immagine richiama molti degli ingredienti di quel cinema tanto amato dal giovane regista romano: la commedia all’italiana.
La commedia si incontra con la vena intimista e commovente di un dolore durato diciotto anni, dando modo ad un talentuoso regista e attore, noto soprattutto per i ruoli interpretati in alcune fiction televisive, di esplorare ed andare affondo nei caratteri così diversi di due fratelli.
Tra il road-movie, ricordando Il Sorpasso, in un viaggio sulle strade della Calabria a bordo di una macchina d’epoca, e la commedia agrodolce, Leo si dedica ad una scrittura di tipo neorealista e, accanto alla forte presenza della vena comica, lascia che emerga un rigoroso discorso drammatico, affidato a degli interpreti di grande mestiere come Gabrilele Ferzetti, al quale si affianca il personaggio più acerbo, eppure carismatico, interpretato da Sabrina Impacciatore.
Rievocare alcune suggestioni della commedia all’italiana, in cui un’intera generazione di grandi interpreti ha incarnato i vizi e le virtù della società del tempo, dà modo al giovane regista romano, non solo di inserirsi su quella scia e raccontare i nuovi costumi e le nuove tendenze dei personaggi di oggi, ma anche di andare oltre per dedicarsi ad una regia emotiva e profonda, imperniata sull’uso di una luce naturale, ideale per un’ambientazione realista, sulle note commoventi e suggestive del musicista Gianluca Misti.
Applaudito alla IX edizione del RIFF (Roma Indipendent Film Festival), e salutato dalla critica come uno dei migliori lavori del cinema indipendente, Diciotto anni dopo conta su una regia fresca, ingenua, interamente studiata sulle diverse profondità di campo che, riflettendo l’intimità dei personaggi che si raccontano abilmente in un contesto dalle tinte tragicomiche, danno modo al film di aprirsi alla riflessione sulla società contemporanea.