Una lucertola con la pelle di donna, un film thrilling del 1971 scritto e diretto da Lucio Fulci, con Florinda Bolkan, Leo Genn, Jean Sorel, Stanley Baker, Franco Balducci.
La trama

Carol Hammond, moglie di un avvocato, racconta allo psicanalista il sogno in cui lei stessa uccideva la sua vicina, donna di scarsa virtù. Quando la donna viene effettivamente trovata morta i sospetti della polizia si rivolgono dapprima su di lei e, solo successivamente, su parecchie altre persone, fra cui il marito di Carol.
Il tessuto di questo film è una realtà gridata e dissonante, in cui i colori sgargianti, le luci abbaglianti ed i suoni assordanti sono un proclama libertario ed un’allucinazione psichedelica. Fra le righe si legge l’estetica ribelle degli anni settanta, il realismo grezzo eppure ebbro da letteratura popolare tuffata nella cronaca mondana. Lo schema di riferimento è il rotocalco, il collage di situazioni che crea un’atmosfera incerta, trasformando ogni scenario in un teatro della suspense e della paura.

La storia assomiglia a un’imbastitura di piccoli bozzetti di terrore, spruzzati di simboli a volte ingenui, altre inaspettatamente originali, che restituiscono un quadro discretamente fantasioso e fuorviante. Come si addice ad un racconto a sfondo psicanalitico, i protagonisti della vicenda sono gli oggetti, reali o immaginari. In questo giallo pertanto essi sono gli indizi mascherati che, se opportunamente decodificati, conducono diritti alla verità.
Sul fronte sociale, il tema di fondo è l’apparenza che è la forza e la maledizione della borghesia. Voler sembrare e non voler vedere sono la sostanza di un’alienazione che vive sia nelle elitarie prigionie dei palazzi bene, sia nelle finte libertà dei deliri hippie.
In Una lucertola dalla pelle di donna inoltre la regia di Lucio Fulci sembra contrassegnata da un approccio vagamente trash. Decide di imboccare la strada dell’astrazione figurata, distribuita con pennellate irregolari, sulle immagini “rubate” di una torbida faccenda.