Sinossi
Rosa è una bellissima ragazza dei quartieri spagnoli di Napoli che lavora nel negozio di parrucchiere di Lello e Patrizia. Lello è attratto da lei fino all’ossessione, ma quando le avances si fanno troppo pesanti, Rosa è costretta a scappare e a licenziarsi. Patrizia, che ha sempre considerato Rosa come una figlia, si sente tradita e prende le parti del marito lasciando la ragazza senza lavoro. A questo punto Rosa, con l’aiuto delle sue amiche del cuore Micaela, donna passionale e intraprendente, e Carla, transessuale sensibile e materna, tenta la grande scommessa di aprire un salone tutto suo.
Ben presto i sogni diventano realtà: il negozio di Rosa non solo si afferma, ma arriva addirittura a rivaleggiare con quello di Lello e Patrizia, e nella vita della ragazza si riaffaccia anche Salvatore, da sempre il grande amore di Rosa che, dalla ricerca del locale all’organizzazione dei lavori, la aiuterà in questa nuova avventura.
Recensione
Testa e tempesta: si chiama così il negozio che Rosa (Pina Turco), aiutata dalle sue due amiche, Micaela e Carla, apre nei Quartieri Spagnoli. Micaela (il nome non le si addice) è una donna avanti negli anni di un biondo eccessivo, soprattutto a contrasto con il suo giovane e prestante uomo di colore, fidanzato sfuggente, ma di quelli che, non si sa come mai, tornano. Carla è una trans con un fidanzato altrettanto sfuggente. Anche lui torna, dopo averla fatta molto soffrire, e intanto lei risponde al suo bisogno di famiglia badando al figlio adolescente di Rosa.
A completare questo insolito gruppo c’è Salvatore (Massimiliano Gallo), talmente attratto da Rosa da rimanere nell’equivoco del figlio di lei, convintissimo di essere figlio anche di lui. Non è proprio così.
Rosa fa sempre la sostenuta con Salvatore, e noi speriamo che prima o poi ceda, per la perseveranza e la dolcezza di lui, che spiccano tra le innumerevoli brutte figure dei maschi di questo film. Soprattutto quelle di Lello (Tony Tammaro), prima del licenziamento, datore di lavoro di Rosa, debole e lascivo; ma no, ancora di più quelle di Erik (Arturo Muselli), l’aiuto parrucchiere, che con i suoi modi sfacciatamente femminili crea complicità con le donne (soprattutto con Patrizia – Cristina Donadio), ma è falso e invidioso, forse davvero il personaggio più sgradevole.
Però anche le peggiori cose sono inserite in un flusso che sembra comprendere tutto. Come a creare armonia, pur nello stridore dell’esistenza. E’ la vitalità che tiene insieme tutto quanto, gioie e dolori, simpatie e antipatie, affetti e risentimenti. Stefano Incerti ci mostra ora il lato brioso di Napoli, tanto era stata dolente la città di Gorbaciof di sette anni fa, in cui il protagonista Toni Servillo poteva far sorridere, sì, ma solo perché grottesco e paradossale.
Qui, a parte il tranquillo Salvatore, sono tutti, tanto o poco, sopra le righe. All’uscita del cinema si è sentito citare il primo Almodovar da più voci, ma immaginate un Almodovar partenopeo, con i contrasti di luce calda e fredda, i colori accesissimi ed una lingua (per fortuna sottotitolata) formidabile, come il napoletano quando è stretto.
In una lettera a Mario Martone, a proposito della messa in scena del libro L’amore molesto, Elena Ferrante raccomandava la sobrietà della lingua, di non cadere nello “stereotipo della recitazione a cadenza napoletana, lagnosa, zuccherosa, tremolante, sovratono, di un sentimentalismo esibito che non comunica sentimenti”. Noi, che napoletani non siamo, ci lasciamo coinvolgere da La parrucchiera di Stefano Incerti invece anche per la parlata, esagerata ma vera, ancora più bella in bocca alle donne del salone di Rosa: una cinesina, una ragazza africana, le due gemelle spagnole. In questo piccolo mondo variopinto e multiculturale, la lingua accomuna, insieme alla voglia di farcela, di sconfiggere le paure, di mobilitare tutte le risorse possibili, di rimanere aperti alla speranza.
Taglio gratis contro la crisi è lo slogan di questo negozio popolare che non può farsi mancare la festa di inaugurazione, in cui si incontrano il kitsch più smodato e le persone più sincere. Arrivano anche i rivali, i cattivi, perché ci sono un po’ i nostri e gli altri, in questa narrazione. I nostri non sono privi di difetti, ma gli altri sono odiosi e faranno di tutto per ostacolarci. Per Il taglio gratis contro la crisi arriva addirittura la televisione, e realizza un servizio dedicato alle donne che non si arrendono, con risultati non proprio positivi, ma l’ansia dell’attesa rende il ritmo della narrazione ancora più incalzante.
Poteva poi mancare per tutta la durata del film una musica che pulsa insieme alle vicende, ai seni generosi che si scoprono, alle andature provocanti di Rosa e delle sue amiche? Certo che no.
Anche le musiche sono una miscela di interventi diversi: brani dei Foja, di Tony Tammaro, di Emiliana Cantone, di Rakele, e la partitura di Antonio Fresa. La canzone Nunn’è cosa, cantata da I Foja nel ruolo di loro stessi, la si trova su Youtube in un video montato e diretto da Stefano Incerti stesso.
Margherita Fratantonio