Truman, un film tenero ed emozionante
Il film spagnolo e argentino, Truman, porta sulla copertina la scritta Il film del’anno, definito così da El pais nel 2016. Non sappiamo sia vero o no (le classifiche sono sempre difficili!), ma sappiamo che quando lo abbiamo visto al cinema ci ha profondamente commosso, in una maniera sobria, credibile, coinvolgente.
Senza un attimo di esitazione, perché regia e sceneggiatura sono così sincere che lo spettatore non si sente manipolato quando le lacrime scorrono, prima o poi, durante la visione. E così naturale, da emozionarci con naturalezza, e tenerezza.
La trama
A Julián, un affascinante attore argentino che vive da lungo tempo a Madrid, non resta molto da vivere. Un giorno riceve la visita inaspettata del suo amico Tomás, che vive in Canada. I due, insieme al fedele cane Truman, vivranno quattro giorni intensi e indimenticabili. (dal sito di RaiPlay)
Truman e la recitazione di Javier Cámara e Ricardo Darin
Merito anche dei due bravissimi attori, Javier Cámara e Ricardo Darin. Il primo lo ricordiamo per Parla con lei di Almodovar (2002), La vita è facile ad occhi chiusi (2015) e The young pope . Infermiere premuroso nel primo film, insegnante svagato e sognatore nel secondo, cardinale che teme di andare per il mondo nella serie di Sorrentino: Cámara mantiene sempre quello sguardo pieno di stupore, dagli occhi piccoli e profondi che rendono inconfondibile il suo viso.
Il volto di Darin invece ci è rimasto in mente da Il figlio della sposa e Il segreto dei suoi occhi: l’uomo di una bellezza sfiorita, prigioniero di ansia e malinconia, ai limiti della depressione.
Anche qui Darin ripete un personaggio fortemente in crisi, questa volta per la ragione più seria al mondo. È un uomo (Julian) che vive l’esperienza di una morte annunciata, la sua, e rifiuta le ultime, disperate cure, perché vuole andarsene dignitosamente, lasciarsi andare alla malattia dopo un anno speso a combatterla.
E vuole utilizzare i quattro giorni in compagnia dell’amico Tomas, arrivato dal Canada per organizzare il suo commiato lucidamente: dal funerale alla ricerca di persone amorevoli che possano prendersi cura del suo cane, Truman.
Javier Cámara e Ricardo Darin in “Truman un vero amico è per sempre”
Un’amicizia che si rinnova
Julian e Tomas, girando intensamente per Madrid, tra un taxi, un bar, un ristorante, rinnovano la loro amicizia, rimarcano le differenze, costretti, l’ultima volta che si incontrano, a definire il legame dato finora per scontato.
Julian è più estroverso, è capace di dire “Ti voglio bene” quando sveglia l’amico alle quattro di mattina dopo averlo sfinito per un giorno intero. Tomas non ama parlare dei sentimenti, li dimostra con la sua presenza, la sua affidabilità.
Julian gliele riconosce dichiarando che da lui ha imparato cosa significa essere generosi e non chiedere nulla in cambio, ma non si accontenta di dire. Vuole sapere cosa Tomas apprezza di lui, e non gli dà tregua finché non arriva la risposta: “Il coraggio”.
Una storia che è una carezza al cuore
Abituati a film in cui i personaggi si rinfacciano soltanto le brutture della vita, questa storia è per noi una carezza al cuore, davvero delle più terapeutiche. Qui i personaggi sono rigorosamente veri, mai sdolcinati, non scivolano neppure un attimo nella retorica, e sanno regalarsi tantissimo.
I tentativi di dare Truman in affido prima dell’adozione falliscono, Julian avverte i primi sintomi orribili della malattia, piange sul suo passato di seduttore e Tomas è lì, ad assicurare, oltre che presenza e affidabilità, anche compassione. Quando gli occhi si fanno lucidi di un pianto trattenuto (ce ne metterà a permettersi le lacrime vere!), non piange per Julian, ma insieme a Julian, e questo è il vero senso della compassione.
Per il resto, per i quattro giorni che volano, a detta di entrambi, sono lì ad alternare la stravaganza dell’uno e la pacatezza dell’altro, a scambiarsi conferme, a condividere un dolore indicibile, a cercare lo stesso di parlarne.
Una vicinanza fatta di compassione e affidabilità
Intorno a loro, gli altri reagiscono ciascuno a proprio modo: c’è chi evita Julian per l’imbarazzo che la morte stupidamente porta con sé, e chi invece sa trovare le parole più autentiche. Lui ringrazia fino alla commozione chi gli parla col cuore in mano, rinfaccia agli altri la loro indifferenza.
E Tomas è sempre lì, dicevamo presente affidabile compassionevole e anche testimone delle relazioni di Julian, mentre accoglie i suoi stati d’animo, rispetta le sue scelte, fa da sponda anche a qualche momento di rabbia, che inevitabilmente esplode.
La qualità del loro stare insieme vale molto di più di altre presenze, ai margini delle scene. Loro invece vengono ripresi insieme all’interno di inquadrature molto simmetriche, che quasi incorniciano le loro diversità e il loro affetto.
Truman un vero amico è per sempre è un film sull’amore in tutte le sue forme: anche per il cane e del cane, ma Truman non è il centro di questa narrazione (quell’aggiunta tutta italiana al titolo originale Truman – un vero amico è per sempre – è banale, è brutta, e ambigua).
La resa di un amicizia maschile
Piuttosto, un’amicizia maschile che non teme più le parole, e quando le teme troppo ricorre all’umorismo. Si capisce che Julian e Tomas, incontrandosi, riprendono una vecchia comunicazione tutta loro, fatta di sguardi complici, di prese in giro sui difetti dell’altro, autoironia, lievità.
Ma più profonda perché il non detto che spesso rimane tra due uomini, che pure si vogliono bene, ora emerge, con l’urgenza di Julian, con più fatica, ma con effetto piacevolmente liberatorio, per Tomas.
“Sii forte” gli dice la moglie prima che lui parta dal Canada, e sarà una grande prova di forza quella di condividere le ombre più spesse della vita, quelle che si avvicinano al morire, imparando, nel contempo, a dargli voce.
Truman un vero amico è per sempre è diretto da Cesc Gay ed è distribuito da Satine film
Si può vedere su RaiPlay