Kim Jee-woon, regista di punta del cinema coreano contemporaneo, autore di titoli di culto come A bittersweet life e I saw the devil, ha incontrato la stampa a Firenze in occasione della presentazione del suo ultimo film, The age of shadows. Il film, presentato fuori concorso a Venezia 73 e scelto per aprire le danze della quindicesima edizione del Korea Film Fest, è una spy story tesa e avvincente ambientata alla fine degli anni Venti del secolo scorso, durante l’occupazione giapponese della Corea.
The age of shadows è un film patriottico che ha per protagonisti un gruppo armato di ribelli coreani in lotta contro le forze imperiali giapponesi per cercare di liberare il proprio paese dall’invasore straniero. Negli ultimi tempi sono usciti diversi titoli ambientati nello stesso periodo storico ma molto diversi tra loro. Il mio film e The Handmaiden di Park Chan-wook (ospite d’onore del festival che gli dedica una retrospettiva) affrontano tematiche differenti, pur essendo ambientati entrambi durante l’occupazione nipponica della Corea.
Negli ultimi anni abbiamo visto più di un titolo coreano ambientato quasi interamente a bordo di un treno, come Snowpiercer e Train to Busan.
Nel suo ultimo film c’è una lunga sequenza, altamente spettacolare, ambientata durante un viaggio in treno. C’è un motivo specifico per cui il cinema coreano ha scelto il treno come teatro d’azione di molti suoi film?
Non saprei rispondere in merito ai lavori dei miei colleghi; per quanto mi riguarda mi sono molto divertito a girare questa scena di grande tensione e suspense sul treno (com’era già accaduto ai tempi de Il buono, il matto, il cattivo, il suo tributo al celebre spaghetti western di Sergio Leone). Con questa lunga sequenza ho voluto conferire storicità a quel determinato periodo attraversato dal mio Paese. Sul treno confluiscono, s’incontrano e si scontrano persone di diverse nazionalità, è un luogo emblematico e metaforico del particolare e doloroso momento storico attraversato dalla Corea durante l’occupazione giapponese.
Quali sono i suoi progetti futuri?
In estate inizierò a girare il remake in live action di Jin-Roh – Uomini e lupi, l’anime scritto e ideato da Mamoru Oshii e diretto da Hiroyuki Okiura nel 1999. Sarà un film d’azione ambientato in un futuro distopico.
Negli ultimi tempi Dario Argento ha più volte speso parole d’ammirazione nei confronti del cinema coreano di genere, capace di sfornare thriller e horror cupi e violenti realizzati con grande perizia tecnica. Conosce il cinema italiano, quali sono gli autori che ama maggiormente?
Di Argento ricordo bene Suspiria ma i registi italiani con cui sono cresciuto e con cui mi sono formato sono altri. Nutro una grande ammirazione per Sergio Leone, Pier Paolo Pasolini e Bernardo Bertolucci. Restando a quest’ultimo mi sono ispirato a un suo film, Il Conformista, per realizzare The age of shadows.
Che idea si è fatto in merito all’impeachment che ha travolto la presidente sudcoreana Park Geun-hye e l’ha costretta a dare le dimissioni?
Spero che la situazione politica nel mio paese, con le nuove elezioni alle porte, possa essere risanata quanto prima. Siamo arrivati a questo impeachment grazie alle sollevazioni di piazza, tramite manifestazioni pacifiche che hanno coinvolta buona parte della popolazione. Mi sembra un dato positivo, a riprova e testimonianza della maturità della nostra democrazia.
Boris Schumacher