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In dvd Il vestito che uccide e Mia moglie un corpo per l’amore

Segnali dall’universo digitale. Rubrica a cura di Francesco Lomuscio

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Cosa accade se una antica veste cerimoniale azteca, utilizzata in passato per macabri rituali e sacrifici umani, passa di mano in mano nel corso dei secoli, fino ad arrivare ai giorni nostri, portando con sé una maledizione col sangue delle proprie vittime?

Prendendo le mosse da un racconto di Cornell Woolrich, prova a risponderci Tobe Hooper – autore di veri e propri classici del cinema della paura quali Non aprite quella porta e Poltergeist – Demoniache presenze – tramite Il vestito che uccide, lungometraggio televisivo datato 1990 e che Pulp Video riscopre su supporto dvd, corredato di galleria fotografica quale extra.

Lungometraggio di cui è protagonista la Mädchen Amick del kinghiano I sonnambuli e della popolare serie tv E.R. – Medici in prima linea nei panni della giovane Amy, la quale non solo ricava dalla stoffa in questione un abito succinto, ma non immagina affatto che essa abbia il potere di trasformare chiunque lo indossi in un essere privo di inibizioni e freni morali di alcun tipo.

Come, tra l’altro, è possibile apprendere già durante i primi minuti di visione, nei quali un primissimo omicidio provvede immediatamente ad introdurre una oltre ora e venti di visione il cui cast, al di là del veterano dello Spaghetti western William Berger, include la Dee Wallace Stone de L’ululato nel ruolo di una misteriosa, sexy figura, AnthonyPsychoPerkins in quello di un professore e R. Lee Ermey – ovvero il sergente Hartman di Full metal jacket – nella parte di un poliziotto impegnato ad indagare sulle diverse uccisioni.

Man mano che, tra uno strangolamento sotto la doccia, uno sgozzamento ed un’evirazione eseguita per mezzo di una lametta da barba, è facile intuire che sia una allegoria relativa alla pericolosità del potere e di chi lo desidera irrefrenabilmente ad emergere dall’operazione, comunque tutt’altro che propensa ad abbandonarsi allo splatter esplicito.

FrancescoLomuscio_Taxidrivers_Mia moglie un corpo per l'amore_Imperoli

Cambiando, invece, del tutto genere, ma rimanendo nell’ambito del sempre più ricco catalogo di CG Entertainment (www.cgentertainment.it), altro fondamentale recupero dal dimenticatoio è la versione priva di tagli della censura di Mia moglie un corpo per l’amore, diretto nel 1972 da MarioBlue jeansImperoli, ultima novità inclusa nella collana CineSexy, dedicata alla celluloide erotica e curata dalla rivista Nocturno.

Collana che già ci aveva deliziati, tra l’altro, portando su disco Il porno shop della 7ª strada di Joe D’Amato alias Aristide Massaccesi e L’uomo, la donna e la bestia – Spell (Dolce mattatoio) di Alberto Cavallone, e che ora, invece, rispolvera una torbida vicenda in un certo senso anticipatrice delle tematiche alla base de L’adultera con Barbara Bouchet, di quattro anni più tardi.

Torbida vicenda in cui una nudissima Antonella Murgia è Simona, moglie del ricco Paolo interpretato da Silvano Tranquilli, con il quale è in crisi a causa dell’incapacità da parte di lui di soddisfare i suoi desideri e la sua esuberanza sessuale; tanto che, una volta incontrato il giovane Marco con le fattezze del “povero” Peter Lee Lawrence, non esita ad iniziare un sottile gioco di seduzione destinato a sfociare in una irrefrenabile passione.

Perché, ovviamente, non risultano assenti amplessi bollenti sulla sabbia e sotto il sole cocente all’interno di uno stracult proibito che, pronto a tirare in ballo un risvolto non distante da quello di un thriller e ad approdare ad un epilogo decisamente tragico, vanta addirittura la presenza di un esordiente Michele Placido coinvolto in una breve sequenza ambientata in un night club.

Stracult che lascia anche intravedere una certa riflessione sul deterioramento dei rapporti di coppia… con un’intervista di ventuno minuti al segretario di produzione Gianfranco De Muri nella sezione riservata ai contenuti speciali.

Francesco Lomuscio

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