Il 4 gennaio del 2015 ci lasciava il grande Pino Daniele; a due anni di distanza dalla scomparsa del musicista, il documentario Pino Daniele – Il Tempo resterà, raccontava la vita, il pensiero e la musica del grande artista partenopeo. Diretto da Giorgio Verdelli e supportato dal contributo di Claudio Amendola, prodotto da Sudovest Produzioni e Rai Cinema, il film è disponibile su Rai Play.
Sinossi
A partire dal rapporto intimo e profondo con la città di Napoli e la sua capacità di essere un artista apprezzato a livello internazionale, attraverso immagini di repertorio, concerti, interviste e ricordi degli amici e dei collaboratori più stretti, il regista realizza un ritratto della vita artistica di Pino Daniele.
Recensione
Giorgio Vederlli non realizza una biografia – “anche se a tratti sembra esserlo”, commenta il regista – , ma segue un percorso emozionale (e forse istintivo) nella musica e nel pensiero di Pino Daniele; attraverso immagini di repertorio e interviste realizzate ai suoi più stretti collaborati: James Senese, Tullio De Piscopo, Tony Esposito, Joe Amoruso, ma anche a tante personalità del mondo dello spettacolo che lo hanno conosciuto e lo ricordano con affetto: Renzo Arbore, Massimo Ranieri, Ezio Bosso, Jovanotti, Clementino, Vasco Rossi e tanti altri.
Le prime immagini del documentario sono in bianco e nero e ritraggono un Pino Daniele giovane e sorridente. Ma le prime parole sono un ricordo affettuoso di Jovanotti che ricorda un pomeriggio passato insieme a Pino, un ragazzo incantato dal talento dell’artista napoletano e dalla sua grande sensibilità verso l’arte, le persone e la vita.
Il Tempo Resterà è un viaggio emotivo e appassionato, celebrativo e per nulla cronologico, con un materiale di repertorio ricercato, e un utilizzo della musica mai scontato
Il regista celebra ampiamente l’arte di Pino Daniele, escludendo forse un po’ troppo la vita del cantautore (accenna appena all’infanzia, gli amori o la famiglia). Questo a vantaggio, probabilmente, di un grande materiale che tra immagini di repertorio (alcune assolutamente inedite), e interviste appositamente realizzate, formano una grande mole di girato da sintetizzare nello spazio di un documentario.
Dalla giovinezza alla maturità, Pino Daniele viene raccontato solo e unicamente seguendo la sua evoluzione artistica, ma senza un ordine cronologico: le immagini dei suoi concerti vanno dai primi anni ’70 fino alle apparizioni più recenti, e solo una logica istintiva e, a tratti, disordinata, conduce lo spettatore tra la musica – raccontata e non spiegata –, nata dall’influenza del blues e del jazz, unita alla tradizione napoletana e al suo pensiero attento e partecipe alla vita della sua città.
Dalla giovinezza alla maturità, il documentario racconta Pino Daniele solo e unicamente seguendo la sua evoluzione artistica
Soprattutto attraverso Napoli e le sue contraddizioni, Pino Daniele reinventa le sonorità della musica partenopea – nel documentario la città viene metaforicamente ripercorsa sulle ruote di un pullman, come quello usato in tour da Daniele e dalla sua storica formazione – insieme a tantissimi filmati inediti. Forse il più affascinante è una registrazione in cui l’artista suona a Massimo Troisi una prima versione di Quando, la canzone poi scelta per la colonna sonora di Pensavo fosse amore… invece era un calesse.
Il Tempo Resterà è un viaggio emotivo e appassionato, celebrativo e per nulla cronologico, con un materiale di repertorio ricercato, e un utilizzo della musica mai scontato. Adatto soprattutto a chi già conosce l’arte di Pino Daniele e non a chi si aspetta di sentire le sue canzoni più famose.
Pino Daniele – Il Tempo resterà mira soprattutto a descrivere il pensiero dell’artista e a sottolineare il suo ruolo all’interno del panorama della musica italiana
Il documentario mira soprattutto a descrivere il pensiero dell’artista e a sottolineare il suo ruolo all’interno del panorama della musica italiana, grazie ad una grande numero di interviste ai cantanti e cantautori moderni (anche se l’alto numero degli interventi porta, verso la fine, alla ripetizione degli stessi concetti), teso a rendere il più possibile l’idea di musica che il cantante napoletano ha concepito e sviluppato negli anni.
Un’idea nata dalla volontà di Daniele di comunicare con gli altri, per raccontare la sua città, i suoi amori e attraverso la musica imparare a seguire il tempo.
Recensione di Alessio Paolesse