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La tartaruga rossa

Vincitore del Premio Un Certain Regard al Festival di Cannes del 2016, La tartaruga rossa di Michael Dudot de Wit ha guadagnato meritatamente una candidatura all’ultima edizione degli Oscar come Miglior Film d’animazione. Prodotto in associazione con lo Studio Ghibli, è anche il primo film non nipponico ad essere distribuito dalla casa d’animazione di Hayao Miazaki, con la quale condivide la semplicità di approccio anche a temi difficili da affrontare

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La tartaruga rossa di Michael Dudot de Wit (già vincitore di un Oscar per il corto Father and Daughter) ha guadagnato meritatamente una candidatura all’ultima edizione degli Oscar come Miglior Film d’animazione

Sinossi

Dopo essere miracolosamente scampato ad una spaventosa tempesta, un uomo fa naufragio su un’isola deserta, dalla vegetazione selvaggia e popolata da animali esotici, granchi e tartarughe marine.

Con il passare del tempo, frustrato dalla solitudine, decide di costruirsi una zattera per abbandonare l’isola.

Ma il tutto viene impedito da una grossa testuggine  dal carapace rosso, che con incredibile forza distrugge ciò che l’uomo ha costruito. Trai due nasce uno scontro nel quale l’animale ha la peggio e viene lasciato a morire sulla spiaggia.

Ma  sorprendentemente ecco che la testuggine si trasforma in una misteriosa donna dai lunghi capelli rossi.

L’uomo, ormai pentito delle sue azioni, sente di amarla e forma con lei una famiglia.

Il protagonista de La tartaruga rossa ricorda molto da vicino personaggi del mondo della letteratura e del cinema che hanno vissuto esperienze simili, come Robinson Crusoe, il Tom Hanks di Cast Away e soprattutto nella prima parte il Capitano Achab di Moby Dick

Recensione

Vincitore del Premio Un Certain Regard al Festival di Cannes del 2016, La tartaruga rossa di Michael Dudot de Wit (già vincitore di un Oscar per il corto Father and Daughter) ha guadagnato meritatamente una candidatura all’ultima edizione degli Oscar come Miglior Film d’animazione.

Prodotto in associazione con lo Studio Ghibli, è anche il primo film non nipponico ad essere distribuito dalla casa d’animazione di Hayao Miazaki,  con la quale condivide la semplicità di approccio anche a temi difficili da affrontare.

Animato con la tecnica del disegno con acquerello e carboncino, si propone come una pura esperienza visiva e sensoriale per lo spettatore, dato che il regista sceglie di non utilizzare dialoghi per la comprensione dello sviluppo della storia e di affidarsi completamente ai suoni percepiti dal protagonista durante la sua esperienza, che scandiscono anche il passare del tempo, come lo scroscio della pioggia, l’alternarsi dei giorni.

Una favola che appare destinata a far riflettere soprattutto il pubblico più adulto, ma che può essere apprezzata anche dai bambini che sapranno coglierne la spettacolarità e la bellezza dell’ambientazione

Suggestivo anche l’utilizzo della musica composta da Laurent Perez Del Mar che restituisce l’emotività dei personaggi nei momenti più critici, come quello dello tsunami che travolge l’isola ed il toccante finale.

Il protagonista de La tartaruga rossa ricorda molto da vicino personaggi del mondo della letteratura e del cinema che hanno vissuto esperienze simili, come Robinson Crusoe, il Tom Hanks di Cast Away e soprattutto nella prima parte il Capitano Achab di Moby Dick.

Ma con la differenza che alla fine del suo percorso il naufrago riesce ad accogliere dentro di sé l’impossibilità di poter domare una forza superiore, senza ridurre tutto alla lotta per la sopravvivenza che, seppure indispensabile,  diventa poi secondaria.

La solitudine lascia spazio all’amore per la natura ed il prossimo, che è anche il messaggio che il film vuole trasmettere, affrontando i vari stadi del ciclo della vita, dal concepimento alla morte.

Ed è proprio di questo che la tartaruga rossa diventa simbolo nella commovente scena finale.

Una favola che appare destinata a far riflettere soprattutto il pubblico più adulto, ma che può essere apprezzata anche dai bambini che sapranno coglierne la spettacolarità e la bellezza dell’ambientazione.

Alessia Di Fazio

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