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A tutto disaster movie con la risposta Asylum a Independence day, il ragno gigante e il vortice magnetico

Segnali dall’universo digitale. Rubrica a cura di Francesco Lomuscio

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È proprio il caso di dirlo: dove c’è un blockbuster hollywoodiano, c’è un mockbuster targato Asylum.

Non ancora dedita alle sue famigerate riletture a basso costo – e, spesso, in salsa demenziale – dei successi sfornati dalla mecca del cinema ai tempi in cui Roland Emmerich concepì il chiacchieratissimo Independence day (1996), la label che ci ha regalato, tra gli altri, Transmorphers (2007) e Android cop (2014) ha pensato bene di rifarsi del tempo perduto nel momento in cui il cineasta di origini tedesche ha provveduto a celebrare il ventennale della sua pellicola di fantascienza giocandosi la carta del sequel Independence day – Rigenerazione (2016).

Infatti, mentre quella decisamente pessima continuazione dell’ottimo capostipite si apprestava ad invadere i grandi schermi mondiali, ecco che David Michael Latt e soci hanno messo in piedi in fretta e furia il loro Independents’ day (1996), debutto dietro la macchina da presa per la Laura Beth Love dalla lunga esperienza nell’ambito della direzione della fotografia (Mega shark vs Kolossus e Sharknado 3 e 4 nel lungo curriculum).

Come da tradizione asylumiana, il plot non si distacca molto dal modello di partenza, ma, a differenza sua, questa circa ora e mezza di visione non privilegia l’attesa nei confronti dello spettacolare attacco da parte della ultra-tecnologicamente attrezzata popolazione aliena, bensì lo fa avvenire subito, con abbondanza di consueta effettistica digitale a basso costo (compresa l’immancabile distruzione della Casa Bianca), esplosioni e jet dei terrestri contro le navicelle spaziali.

Il resto è rappresentato da interni e situazioni riguardanti i pochi personaggi principali; tra cui un nuovo presidente degli Stati Uniti donna che, vedendo il proprio figlio disabile curato da una tecnologia extraterrestre, decide di accettare l’assurda proposta avanzata dagli invasori: trasportare in breve tempo gli umani su un nuovo pianeta, altrimenti verranno tutti eliminati. Senza immaginare, però, che a complicare le cose arrivi un gruppo di ribelli tutt’altro che disposti ad abbassarsi a questo; fino alla fase conclusiva e quasi horror in non solo viene mostrata fisicamente una delle creature, ma appaiono ancora più evidenti i rimandi a La guerra dei mondi (1953) di Byron Haskin.

FrancescoLomuscio_Taxidrivers_Metal tornado_Yang

Un autentico scult reso disponibile su dvd italiano – con il trailer originale quale extra – da Minerva pictures in collaborazione con Dynit, che, a proposito di titoli appartenenti al filone dei disaster movie, inseriscono nei propri cataloghi anche Metal tornado (2011), tv movie diretto dall’esperto in seconde unità hongkonghese Gordon Yang (ma è stato anche location manager in Da morire di Gus Van Sant).

Tv movie prodotto nientemeno che dal Pierre David cui si devono, tra l’altro, la trilogia Scanners e alcuni dei primi lavori di David Cronenberg, nonché costruito su una trama piuttosto singolare: il progetto Elios è un esperimento top secret volto a controllare il potere del sole per ottenere una potenziale illimitata fonte di energia, ma le cose non sembrano filare a dovere come previsto.

Perché, quando una enorme tempesta solare arriva a distruggere il sistema di contenimento del progetto, un vortice magnetico finisce per scatenarsi e consumare tutto il metallo che incontra sul proprio cammino, polverizzando automobili, edifici e, addirittura,  torre Eiffel.

Infatti, è in tre continenti che si propaga la minaccia, ponendo l’umanità di fonte ad un devastante evento il cui potere sembra inarrestabile e che, tra detriti trascinati ovunque e una tizia risucchiata direttamente insieme alla propria vettura, non dimentica di tirare in ballo neppure oggetti pericolosamente svolazzanti, dai barattoli alle motoseghe, fino alle falci.

Fornendo, quindi, un aspetto che ci consente quasi di accostare l’operazione a determinati lavori in cui attrezzature e utensili assortiti sembrano godere di vita propria, un po’ come accadde alle macchine nell’ingiustamente stroncato Brivido (1986) di Stephen King.

Man mano che il crescendo di incidenti e morti di innocenti lascia anche spazio alla figura di un astrofisico interpretato dal Lou Diamond Phillips che interpretò il rocker Ritchie Valens ne La bamba (1987) e che, ovviamente, s’impegna nel cercare di porre fine all’incubo in cui è stata catapultata l’umanità.

FrancescoLomuscio_Taxidrivers_Big ass spider!_Mendez

E non è finita, perché, a proposito di metropoli in aria di distruzione, Minerva e Dynit riservano anche Big ass spider! (2013), al cui timone di regia si trova il Mike Mendez che i fan irriducibili dell’orrore in fotogrammi ricordano, di sicuro, per aver firmato il simpatico zombie movie The convent (2000).

In questo caso si comincia grottescamente in aria di videoclip romantico, ma con il gigantesco ragno suggerito dal titolo che sta attaccando un palazzo; prima che ci si sposti a dodici ore prima e che, oltre al disinfestatore Alex alias Gren Grunberg, troviamo in scena la Lin Shaye di Insidious (2010).

Nome che, al di là di quello del boss della Troma Lloyd Kaufman, presente in una fugace apparizione, rientra tra quelli noti del cast insieme a RayRobocopWise, calato nei panni di un maggiore dell’esercito per cercare di fermare il colossale aracnide, generato da un incidente nel corso di un esperimento militare e destinato a crescere sempre più.

Aracnide che ingoia intere le proprie vittime quando non le infilza utilizzando le zampe e non le scioglie sputandogli acido addosso; fino alla strage consumata all’interno di un parco, per regalare la giusta dose di intrattenimento da brivido (ma senza prendersi mai troppo sul serio) su sceneggiatura del Gregory Gieras che, regista del dimenticato Dark asylum (2001) con Larry Drake, guarda chiaramente a La vendetta del ragno nero (1958) di Bert I. Gordon.

Francesco Lomuscio

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