Il pugile del Duce di Tony Saccucci racconta la storia incredibile, sepolta e riscoperta dalla polvere degli archivi, di Leone Jacovacci
Presentato ieri alla Casa del Cinema di Roma, Il pugile del Duce di Tony Saccucci racconta la storia incredibile, sepolta e riscoperta dalla polvere degli archivi, di Leone Jacovacci: un pugile italiano tecnicamente perfetto, probabilmente uno dei più forti pugili del mondo di allora, nato in Congo ma cresciuto a Roma, ingiustamente censurato dal regime fascista all’indomani della sua vittoria del titolo europeo perché, come scrisse Adolfo Cotronei in prima pagina il 26 giugno del 1928, “non può essere un nero a rappresentare l’Italia all’estero”.
L’idea di girare questo documentario nasce dall’incontro del regista con Mauro Valeri, sociologo e autore del libro Nero di Roma, in cui ricostruisce l’intera vicenda di Leone.
“Il libro di Valeri non è una lettura agevole, è un libro colto e complesso. Con questo documentario ho cercato di semplificare il più possibile la vicenda di Leone per renderlo fruibile ad un pubblico più vasto.” – continua il regista – “All’inizio Mauro ha lavorato con me alla sceneggiatura, ma quando ho scoperto i motivi che lo hanno spinto a scrivere questo libro, ho capito che doveva cambiare l’intero soggetto e che non poteva essere soltanto un film su Leone”.
L’autore di Nero di Roma si occupa da sempre di razzismo, soprattutto nello sport.
Scontratosi casualmente con la storia di Leone Jacovacci, è l’episodio accaduto al figlio di origine eritrea – raccontato anche nel documentario –, a convincerlo a scrivere il libro.
La storia di Leone fu censurata dal regime fascista, ma dopo anni di silenzio, grazie al film di Tony Saccucci, Leone Jacovacci ha finalmente trovato la sua rivincita
“Ho scoperto per caso il suo nome citato in un volume della Gazzetta dello Sport. Ho avuto la fortuna di rintracciare la figlia di Leone nei dintorni di Verbania, e lei mi ha messo a disposizione un scatolone pieno di documenti, in particolare un grande libro in cui Leone riportava tutti i suoi incontri e tutti gli articoli di giornale che lo riguardavano, senza i quali la mia ricerca sarebbe stata impossibile” – racconta il sociologo – “dal punto di vista storiografico gli italiani neri sono dimenticati, eppure nella prima Guerra Mondiale c’erano 4 ufficiali neri, e il primo aviatore nero nel mondo è stato italiano, Domenico Mondelli. Sul razzismo italiano di quel periodo c’è una rimozione”.
Nel film Mauro Valeri è il narratore e il biografo di Jacovacci, insieme a lui si alternano un coinvolgente repertorio di immagini e video dell’archivio Luce montati da Chiara Ronchini.
Un filmato in particolare, su cui ruota l’intero documentario, è l’incontro del 24 giugno 1928 allo stadio nazionale di Roma, quando davanti a quasi 40.000 spettatori e in collegamento radio con le città d’Italia, Leone conquistava il titolo di campione europeo dei pesi medi.
“Il filmato di un incontro di pugilato – un avvenimento storico, il primo evento in radiocronaca diretta della storia italiana, decine di migliaia di spettatori per due italiani per un titolo europeo – che riaffiora dall’archivio dell’Istituto Luce con una qualità dell’immagine impressionante, ma a un secondo e attento sguardo, risulta manomesso, tagliato e incollato. Fu montato ad arte per dimostrare il contrario di quello che accadde. E la storia lo ha tramandato così: un falso che diventa verità.”
La storia di Leone, censurata dal regime fascista, si perde così tra le contraddizioni della storia italiana, ma dopo anni di silenzio, grazie al film di Tony Saccucci, Leone Jacovacci ha finalmente la sua rivincita.
Il documentario, prodotto da Istituto Luce Cinecittà, esce in sala il 21 marzo, la Giornata mondiale contro il razzismo.
Alessio Paolesse