Il suo sguardo profondo, con gli occhi neri e fermi, celava un abisso di violenza, segreti, affari; un uomo solo capace di tenere in ostaggio un intero stato, la Colombia, tra la fine degli anni settanta e l’inizio dei novanta, producendo con il traffico di cocaina un gettito stimato intorno ai 60 milioni di dollari al giorno, più della blasonata compagnia statunitense General Motors: Pablo Escobar rappresenta un caso unico, irripetibile nella storia recente di un paese sudamericano ancora, in quegli anni, prevalentemente dedito alle attività agricole, in cui il divario tra la miseria generalizzata e l’enorme ricchezza detenuta da un’oligarchia non disposta a rinunciare alla propria posizione di privilegio permise al supercriminale di assumere un ruolo decisivo, laddove seppe instaurare un dialogo diretto col suo popolo, grazie alle frequenti donazioni e alle opere realizzate per fornire quelle infrastrutture da sempre mancanti.
Escobar conosceva la Colombia, era un uomo di umili origini e di scarsa cultura, ma la sua affinata intelligenza gli consentì di comprendere i meccanismi che erano alla base dei rapporti di potere, e, dopo aver raggiunto i vertici che regolavano il sistema non voleva – forse comprensibilmente – abdicare al ruolo di unico detentore di un impero ramificato capillarmente in tutti i gangli della vita pubblica. Possedeva un vasto gruppo armato in grado di fronteggiare qualunque esercito e, fino all’ultimo, rispose colpo su colpo a chi voleva vederlo in prigione (magari estradato negli Stati Uniti) o morto.
Questa breve premessa è necessaria per far capire quanto la storia di Pablo Escobar costituisca già da sola un grandioso materiale da adattare sia sul piano letterario (e, in questo senso, ne scrisse anche Gabriel García Márquez nel suo libro Cronaca di un Sequestro) e, soprattutto, su quello cinematografico.
Dopo il buon Escobar, il film diretto da Andrea di Stefano, con Benicio Del Toro nei panni del super trafficante, a raccontare le gesta dell’uomo più ricercato al mondo ci ha pensato Netflix, producendo una serie che per la prima stagione è stata divisa in 10 episodi (così anche la seconda).
Assistiamo all’ascesa di Escobar, interpretato da un ottimo Wagner Moura, all’aumento vertiginoso dei suoi guadagni e agli stratagemmi, sempre più complessi, utilizzati per far transitare tonnellate di droga da Medellín, la città-base di Pablo, fino a Miami.
Gli Usa all’inizio non opposero una vera resistenza all’invasione di stupefacenti operata da Escobar. Solo in un secondo momento, quando le operazioni di trasporto delle pericolose merci trovarono il sostegno del regime sandinista in Nicaragua, Reagan mostrò i muscoli, dichiarando guerra al cartello di Medellín.
Narcos, la monumentale serie ideata da Chris Brancato, Carlo Bernard e Doug Miro, e che vede l’alternarsi di diversi registi al timone, ha il merito di raccontare fedelmente quanto accadde, non senza, talora, drammatizzare alcune questioni, anche se, e questo va sottolineato, il materiale di archivio, che spesso intervalla la narrazione, fornisce un sostrato di grande realismo all’insieme, e, dunque, si partecipa intensamente all’evolversi di una storia che tenne con il fiato sospeso un intero paese e la comunità internazionale.
Narcos ci racconta di quando Escobar venne eletto deputato nelle file del partito liberare, e della sua collusione con il potere politico, che gli consentì di prosperare, fino a quando non emerse una chiara volontà (sempre fortemente sostenuta dagli USA) di porre fine al dominio dei narcotrafficanti.
Fu allora che prese corpo una sanguinosa guerra in cui persero la vita migliaia di uomini, tanto che, successivamente, sorse in Colombia un gruppo conosciuto come Los Pepes, che riuniva i perseguitati da Pablo Escobar e dai suoi complici, il quale, grazie anche al coordinamento della CIA, chiuse il cerchio intorno al pericoloso bandito.
Narcos è una serie che scorre fluida, e che non cede, come ci si potrebbe aspettare, all’esibizione forzata della violenza, che pure c’è, ma non ricopre un ruolo dominante.
Decisiva risulta la vita privata di Escobar, il quale, com’è noto, era legatissimo alla famiglia, che riteneva un nucleo essenziale per la vita morale di un individuo; di contro, non esitava a eliminare, al motto di “o soldi o piombo”, chiunque gli intralciasse la strada, fino ad arrivare a compiere una strage aerea, con più di cento vittime, pur di colpire il candidato alla presidenza della Repubblica della Colombia, quel Gustavo Gaviria, che, in seguito, gli avrebbe dichiarato guerra, nel tentativo di riportare la pace in un paese dilaniato.
Narcos è un ottimo documento di un periodo storico difficilissimo, e si rivela esemplare laddove svela i perversi meccanismi di funzionamento del potere. Una testimonianza preziosa che necessita di essere raccolta.
Prodotta da Gaumont Television per Netflix, e distribuita in Italia da Eagle Pictures, Narcos è disponibile in blu ray, in un cofanetto a tre dischi (per la durata complessiva di 499 minuti), in formato 1.78:1, con audio in italiano e originale (DTS-HD Master Audio) e sottotitoli opzionabili.
In ciascun disco è presente il commento audio, e una sezione con le scene tagliate. Nel terzo disco, oltre ai suddetti contenuti extra, sono presenti: Dietro le quinte; Girare in Colombia; La barriera linguistica.
Luca Biscontini