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Le feste dei poveri

“Le feste dei poveri, presentato in anteprima al RomaTreFilmTeatro Festival 2010, è il frutto un meditato percorso di ricerca che Luca Ruocco e Ivan Talarico hanno compiuto attraverso la cultura popolare calabrese, indagando da dentro e da fuori quell’imponderabile trasporto irrazionale che perpetua nei volti e negli animi affaticati, “ingenui”delle stesse classi popolari l’esigenza di una via personale al sacro”.

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Le feste dei poveri, presentato in anteprima al RomaTreFilmTeatro Festival 2010, è il frutto un meditato percorso di ricerca che Luca Ruocco e Ivan Talarico hanno compiuto attraverso la cultura popolare calabrese, tra le consumate vie di Catanzaro e Nocera Terinese, indagando da dentro (gli interventi degli anziani del luogo, il dialetto e l’italiano stentato, l’attitudine degli stessi indigeni a sfuggire dall’inquadratura e sottrarsi al discorso) e da fuori (il docente di antropologia inquadrato in cattedra e con camera fissa, la ricerca bibliografica a partire dai testi di De Martino e Lombardi Satriani) quell’imponderabile trasporto irrazionale che perpetua nei volti e negli animi affaticati, “ingenui”delle classi popolari l’esigenza di una via personale, concreta, pratica, tangibile, al sacro.

Tra fiction e documentazione del reale (ma le rappresentazioni cristiane non sono esse già una accurata “messa in scena”?), tra religiosità e paganesimo dai contorni macabri (le pratiche magiche, il malocchio, lo spiritismo) in una dialettica tra passato e presente ben espressa dall’alternarsi d’un fascinoso bianco e nero con il colore (il sangue si deve vedere), i corpi appassionati dei fedeli (e mai più che in questo caso l’attributo è eloquente e veritiero) che nei giorni della Pasqua (dal venerdì santo alla Resurrezione) non rispondono ad altro che alla chiamata del Signore, tra macabri rituali di flagellazione (riviver l’esperienza di Cristo e donar il proprio sangue in sacrificio per lui) e cerimonie che ormai rischiano di soffrire la nostalgia d’una intensità vera, offuscata dal suo stanco riflesso meramente folkloristico, testimoniano la necessità d’un sostegno magico e a tratti “paranormale”, di tradizione e d’origine antichissima e dai contorni non circoscrivibili nel ristretto campo della pura e “sana” fede.

Salvatore Insana

 

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