Sinossi
Tairo non ha ancora 20 anni e di mestiere fa il domatore di leoni e tigri in un piccolo circo, accampato in una zona trafficata e fangosa alla periferia di Roma.
Non crede al malocchio e ad altre superstizioni come la sua amica Wendy, contorsionista, ma ha un talismano da cui non si separa mai: un ferro piegato dall’uomo forte per eccellenza, il Mister Universo 1957 Arthur Robin.
Quando il talismano scompare, forse per una ripicca tra colleghi, Tairo decide di mettersi alla ricerca del suo eroe.
Recensione
La contaminazione tra documentario e finzione è uno stile caro a Tizza Covi e Rainer Frimmel
Tizza Covi e Rainer Frimmel si definiscono “documentaristi nel cuore”, se Mister Universo racconta la storia inventata di un ragazzo in cerca del proprio amuleto perduto, la sceneggiatura si basa su fatti e persone reali: Tairo Caroli, domatore di leoni, appartiene a una della famiglie italiani di circensi più note e Arthur Robin è il primo afroamericano a diventare Mister Universo nel lontano 1957, sono persone che i registi hanno conosciuto e su cui hanno costruito il loro film.
Per questo non sembra un film scritto a tavolino, ma una narrazione in divenire: i protagonisti non recitano una parte, ma sono loro stessi che reagiscono alla situazione impostata dagli autori; poi, davanti le telecamere, la spontaneità e la semplicità dei dialoghi procedono con naturalezza, unito ad un montaggio e una regia dal taglio documentaristico, creando un ibrido tra fiction e documentario.
Quello raccontato da Covi e Frimmel, è un mondo che sta scomparendo
Con Mister Universo chiudono il cerchio intorno il loro universo dedicato agli artisti itineranti, un mestiere che vive ancora oggi tra mito e pregiudizio, ma tutt’ora ammantato da un’aura di magia e stupore.
Tuttavia, quello raccontato da Covi e Frimmel, è un mondo che sta scomparendo.
Con Mister Universo chiudono il cerchio intorno il loro universo dedicato agli artisti itineranti, un mestiere che vive ancora oggi tra mito e pregiudizio
Con questo viaggio i registi raccontano alcuni dei suoi protagonisti, come Arthur Robin, Mister Universo nel 1957. Diventato una vera e propria celebrità nel mondo circense per la sua straordinaria forza fisica, viene soprannominato da allora “L’Ercole nero”.
A 90 anni vive con la moglie in un safari park vicino Pombia, nei pressi di Novara.
Nonostante la crisi, la difficoltà del mestiere e un pubblico sempre più distante, il racconto dei registi si concentra sul fattore umano dei suoi protagonisti.
La ricerca dell’autentico mette in mostra le contraddizioni di queste persone – Tairo, dichiaratamente contrario ad ogni forma di magia o superstizione, crede fermamente al potere del suo amuleto – e con esso l’ironia e l’incredibile imprevedibilità della vita.
Alessio Paolesse